Mafia: no all’archiviazione per Schifani. Gip dispone ulteriori accertamenti

Renato Schifani

 

Sulla testa dell’attuale capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, pende un’accusa pesantissima: quella di aver favorito Cosa Nostra. Le indagini per concorso esterno in associazione mafiosa riavviate nel 2010 contro l’ex presidente del Senato non hanno, secondo il gip di Palermo, Piergiorgio Morosini, diradato completamente le nebbie. Da qui la decisione, dello stesso Morosini, di respingere la richiesta di archiviazione avanzata dai pm della Procura palermitana.

In pratica, il gip ha deciso di concedere ai pubblici ministeri altri 120 giorni per approfondire la questione e verificare se i sospetti allungatisi su Renato Schifani siano da considerarsi fondati o meno. Per farlo i giudici dovranno interpellare 7 collaboratori di giustizia che potrebbero fornire informazioni importanti sui presunti legami tra l’ex presidente del Senato e alcuni esponenti della famiglia mafiosa di Brancaccio, nonché con il boss di Villabate, Nino Mandalà.

Sotto la lente dei magistrati: gli anni in cui Schifani ha svolto con successo la sua attività di avvocato a Palermo, durante i quali, stando agli accertamenti fin qui condotti, avrebbe frequentato anche qualche esponente della criminalità organizzata. Bisognerà accertare se si sia trattato di incontri fortuiti e per così dire “inconsapevoli” o se, al contrario, il piddiellino abbia intenzionalmente favorito gli interessi di Cosa Nostra.

“Gli approfondimenti istruttori disposti dal giudice non potranno che confermare la mia totale estraneità a rapporti collusivi con esponenti mafiosi – ha commentato ieri il diretto interessato – Del resto i collaboratori di giustizia indicati dal gip nella sua ordinanza di integrazione di indagine, nel corso di tutti questi lunghissimi anni, hanno reso numerosi interrogatori e sottoscritto protocolli di collaborazione nei quali – ha precisato Schifani – non hanno mai fatto riferimenti alla mia persona”.

A testimoniare piena solidarietà al capogruppo al Senato è stato l’intero Pdl. A partire dal presidente, Silvio Berlusconi, che ha violato il silenzio stampa nel quale si è “trincerato” (in attesa della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset che arriverà martedì) per vergare una nota. “Sono vicino all’amico Renato Schifani – ha scritto – colpito dall’inaspettata decisione del gip di Palermo che ha disposto approfondimenti istruttori su fatti che risalgono a venti anni fa, nonostante la richiesta di archiviazione sostenuta e motivata dalla Procura di Palermo”.

“Renato Schifani ha ricoperto nella scorsa legislatura la carica di presidente del Senato con dedizione assoluta al servizio dello Stato e con spirito al di sopra delle parti, come gli è stato unanimemente riconosciuto – ha evidenziato il Cavaliere – Sono sicuro che sarà accertata la sua totale e incontrovertibile estraneità a qualsiasi accusa”.