The day after la sentenza di Cassazione, la tensione politica ha raggiunto picchi vertiginosi. La condanna in via definitiva di Silvio Berlusconi ha, come prevedibile, terremotato ogni cosa e sclerotizzato le reazioni all’interno dei partiti.
Soprattutto nel Pdl, che si è stretto ieri compattamente intorno al suo leader a Montecitorio. A lasciar trapelare indizi importanti è stato il segretario Angelino Alfano che ha ufficializzato la disponibilità di tutti i parlamentari pidiellini di rimettere le loro dimissioni nelle mani del Cavaliere.
Una mossa vicina alla linea dei cosiddetti “falchi”, che spianerebbe la strada a una imminente caduta del governo e a alla fine prematura della legislatura. Scenari lontanissimi da quelli delineati due giorni fa dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che aveva invitato il Pdl a mantenere atteggiamenti rispettosi nei confronti della sentenza emessa e a distinguere il piano giuridico della questione da quello politico.
Nel corso della lunga riunione di ieri, però, lo stesso Silvio Berlusconi avrebbe invitato i suoi a procedere con prudenza e a focalizzare l’attenzione sulla riforma della giustizia che, stando ai beninformati, sarebbe il “bottino” che il presidente del Pdl aspirerebbe a incassare a conclusione della sua infausta vicenda personale.
Non solo: i capigruppo al Senato e alla Camera, Renato Schifani e Renato Brunetta, hanno annunciato l’intenzione di raggiungere presto Giorgio Napolitano al Colle per formalizzare la richiesta di grazia nei confronti del Cavaliere condannato. Ma dalle stanze quirinalizie hanno già fatto sapere che la soluzione prospettata dai berluscones è destinata a naufragare. Cosa succederà dunque?