L’Italia che rimane ostaggio della condanna di Silvio Berlusconi si è “incagliata” nell’ennesima polemica politico-istituzionale, avviata questa volta dal giudice che lo scorso 1 agosto ha letto la clamorosa sentenza di colpevolezza del Cavaliere.
Intervistato dal quotidiano Il Mattino, Antonio Esposito avrebbe, infatti, consegnato qualche scivolosa considerazione su quanto accaduto nelle lunghe ore di Camera di Consiglio culminate nel rigetto del ricorso presentato dai difensori dell’ex premier. “Non poteva non sapere? Potrebbe essere una argomentazione logica – ha dichiarato il giudice – ma non può mai diventare principio alla base di una sentenza”.
A seguire un virgolettato (dalla sintassi incerta) che lo stesso Esposito ha poi vigorosamente smentito. “Il testo dell’intervista da pubblicare, inviatomi dal giornalista del Mattino, dopo il colloquio telefonico, via fax, alle ore 19.30 del 5 agosto 2013 – ha scritto in una nota il togato – è stato manipolato con l’inserimento, da parte del giornalista, dapprima della seguente domanda (mai rivoltami): ‘Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?’. E poi della seguente risposta (mai da me data): ‘Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. E’ un po’ diverso dal ‘non poteva non sapere'”.
“E’ sufficiente confrontare il testo dell’articolo pubblicato dal Mattino con il testo inviatomi da pubblicare – ha continuato Esposito – per rendersi conto della gravissima manipolazione che ha consentito al giornalista di confezionare il titolo ‘Berlusconi condannato perché sapeva non perché ‘non poteva non sapere’, attribuendomi falsamente la paternità di tale titolo”.
A complicare la matassa le parole del direttore del quotidiano napoletano, Alessandro Barbano, che ai microfoni di Radio1 ha ieri sbugiardato il giudice: “Posso assicurare che l’intervista è letterale – ha dichiarato il giornalista – cioè sono stati riportati integralmente il testo, le parole e le frasi pronunciate dal presidente di cui ovviamente abbiamo prova”.
E ad esplicita domanda sul perché Esposito avrebbe scelto di innescare la retromarcia: “Posso immaginare – ha osservato Barbano – che il presidente della Cassazione abbia valutato a posteriori che, in qualche modo, spiegare le motivazioni della condanna prima di averla emessa possa avere per lui un ritorno non positivo. Però non è una colpa da attribuire ai giornalisti – ha chiosato il direttore del Mattino – ma alla responsabilità e alla maturità di chi parla”.
La vicenda ha assunto dimensioni talmente importanti che il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, non ha potuto evitare di intervenire personalmente per sollecitare il presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, a raccogliere elementi informativi sull’accaduto.
A dire la sua sull’intervista delle polemiche è stato anche il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli: “E’ opportuno che i magistrati titolari di un procedimento si astengano dal rendere dichiarazioni sul procedimento trattato – ha detto – soprattutto su vicende di particolare visibilità e se c’è il rischio di alimentare polemiche. C’è dunque una valutazione di inopportunità in generale per le dichiarazioni fatte dai titolari dei procedimenti. Ma tutto questo – ha spiegato Sabelli – non ha a che vedere in questo caso con profili disciplinari o con effetti processuali perché la sentenza è irrevocabile“.
Di tutt’altro avviso lo storico difensore di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini: “Il fatto in sé è ovviamente gravissimo e senza precedenti – ha commentato l’avvocato – Gli organi competenti dovranno urgentemente verificare l’accaduto che non potrà non avere dei concreti riflessi sulla valutazione della sentenza emessa”.