Il silenzio stampa in cui Matteo Renzi aveva scelto di trincerarsi per evitare di fornire assist ai suoi detrattori si è interrotto ieri, nel corso della festa democratica di Bosco Albergati (provincia di Modena).
Il teorico della “rottamazione” è tornato a incalzare il suo partito e a rimarcare, con insistenza, l’importanza di cambiare passo. E lo ha fatto a suo modo, infarcendo il suo discorso politico di riferimenti “pop” capaci di rendere il messaggio comprensibile a tutti. “Ventitrè anni fa – ha ricordato Renzi – un giovane sconosciuto cantautore, Luciano Ligabue, inventò l’inno della mia generazione. Una canzone molto bella, ma anche triste, che diceva: ‘Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai’. Io vorrei che ci domandassimo se davvero non è tempo per noi o se questo – ha scandito il democratico – è il nostro tempo e torniamo a lavorare per dare all’Italia un futuro“.
Di più: “Vorrei che il Pd riprovasse il gusto di inventare e non si limitasse a compiangere i tempi del passato”, ha detto Renzi. “Vorrei che il Pd – ha incalzato – corresse per raggiungere il futuro, e per farlo anche noi avremo bisogno di innovare. Il nuovo partito – ha spiegato il sindaco di Firenze – non può basarsi soltanto su tessera o iscrizione e nemmeno solo su una pagina facebook”.
Quindi l’attacco diretto ai dirigenti: “Mi dicono: lascia fare a noi, poi quando ci saranno le elezioni vai tu così prendi i voti – ha svelato il “rottamatore” – Mi spiace, ma il giochino non funziona: se io prendo i voti è perché loro non ci sono. Io la foglia di fico non la faccio – ha messo in chiaro il democratico – O facciamo un gruppo dirigente nuovo e cambiamo il Pd, o la foglia di fico non servirà a nulla”.
E non è tutto perché nel suo “rumoroso” discorso, Matteo Renzi non si è limitato a inviare “stoccate” ai maggiorenti del suo partito, ma anche al governo che (nella sua personale analisi) continua pericolosamente a “cincischiare”.
“Io tifo per Letta – ha ribadito il primo cittadino di Firenze – e gli dico: vai avanti e fai quello per cui sei stato votato (dalle Camere, ndr) e non cercare alibi in chi sta fuori del Parlamento”. “Il governo non usi la voce del verbo durare, che è un verbo doroteo – ha ammonito Renzi – ma la voce del verbo fare. In quel caso, spero che duri il più possibile, ma non accetto che mi si accusi di logorarlo perché dico quel che penso”.