L’abolizione totale dell’Imu? Avrebbe un effetto recessivo, di cui beneficerebbero soltanto i contribuenti più danarosi. E’ quanto ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, impegnato a sciogliere uno dei nodi governativi più intricati: quello che riguarda la tassazione sulla prima casa. Il ministro è alle prese da settimane con tabelle e cifre elaborate per dare corpo a un dossier che prospetta varie soluzioni. Ma la sua indicazione di fondo – evitare di abolire in toto la tassa più odiata dagli italiani – non convince affatto il Pdl.
A intervenire sull’argomento è stato ieri Silvio Berlusconi in persona. “La nostra battaglia sull’Imu è una battaglia di libertà“, ha esordito in una nota. “Già nel 2008 – ha ricordato il Cavaliere – il nostro governo cancellò l’Ici e l’impegno che abbiamo preso nell’ultima campagna elettorale, quello stesso impegno che è alla base dell’accordo che ha portato alla formazione del governo di larghe intese, è stato chiaro: l’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole non si deve più pagare. Dal 2013 e per tutti gli anni a venire”.
Parole ultimative, che il presidente del Pdl ha voluto corroborare precisando come la scelta di “liberare 4 miliardi” di euro che permetterebbero l’abolizione totale dell’Imu darebbe il via a una ripresa nel settore dell’edilizia che avrebbe effetti immediati sull’intero circuito economico nazionale. “L’Italia non deve avere paura del proprio futuro – ha sottolineato Berlusconi – Per questo non verremo mai meno al nostro impegno sull’Imu. E’ un impegno di fondo dell’accordo di governo con il presidente Letta, ma è anche e soprattutto – ha concluso il presidente del Pdl – lo stimolo fondamentale per far ripartire la nostra economia“.
A sbugiardarlo è stato però il segretario del Pd, Guglielmo Epifani: “Berlusconi si sbaglia – ha dichiarato – Nel discorso programmatico che ha ricevuto la fiducia del Parlamento, Letta ha detto: ‘Superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa e dare tempo a governo e Parlamento di elaborare una riforma che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti’. Ora il governo – ha chiosato il democratico – trovi una soluzione equa”.
L’ennesimo braccio di ferro tra gli alleati di governo non sembra prefigurare nulla di buono. Interpellato sull’argomento, al premier Enrico Letta non è rimasto altro che aggrapparsi a un debole auspicio: “Si farà una discussione di merito – ha detto ieri, nel corso di una conferenza stampa – che troverà un punto di sintesi a fine agosto”.