Berlusconi tuona: Nessuno pensi di eliminarmi

Silvio Berlusconi

 

Se volessimo dare credito alla semplificazione giornalistica che per tutta l’estate ha distinto gli esponenti del Pdl in due grandi categorie ornitologiche, dovremmo oggi annotare che Silvio Berlusconi ha scelto di schierarsi con i “falchi”. Dopo aver letto le motivazioni della sentenza (rese note ieri) emessa lo scorso 1 agosto dalla Cassazione, l’ex premier è, infatti, sbottato consegnando a una nota i suoi intenti bellicosi.

“Se qualcuno pensasse di eliminare il leader del primo partito italiano, ovvero il sottoscritto, con un voto parlamentare, contrario peraltro al parere di autorevoli giuristi, e questo venisse fatto sulla base di una sentenza allucinante e fondata sul nulla – ha avvertito il Cavaliere – ci ritroveremmo in presenza di una ferita profonda e inaccettabile per la democrazia. Credo che milioni di italiani – ha sottolineato il presidente del Pdl – non lo permetterebbero”.

A seguire la nota vergata dai suoi avvocati, Niccolò Ghedini, Piero Longo e Franco Coppi, che hanno parlato di sentenza con una motivazione inesistente e “di una decisione del tutto fuorviante e totalmente sconnessa dalla realtà dei fatti”. E non si è tirato indietro neanche l’ex capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto“La motivazione della sentenza è semplicemente stupefacente – ha tagliato corto – E profondamente innovativa perché inaugura un nuovo modo di giudicare della Cassazione: essa non si è pronunciata sulla legittimità, ma sul merito”. “La motivazione della sentenza è coerente, anziché con un costrutto di tipo giuridico – ha rincarato Cicchitto – con un teorema squisitamente politico“.

Ci è andato giù pesante anche Renato Schifani“Dopo il deposito delle motivazioni della Cassazione – ha commentato – si rafforzano i dubbi sulla infondatezza del teorema accusatorio. Sostanzialmente, Berlusconi è stato considerato colpevole in base al principio-teorema del non poteva non sapere, un vero obbrobrio giuridico“. “Che in generale le sentenze si possano criticare è legittimo e fuori dubbio – ha aggiunto il capogruppo del Pdl al Senato – ma che questa sul processo Mediaset costituisca forse un unicum dovuto a motivazioni che esulano da fatti previsti dal codice penale e quindi sanzionabili, oggi appare ancor più probabile. E noi – ha concluso battagliero Schifani – abbiamo il diritto-dovere di denunciarlo”.