Camera: primo sì a Comitato per riforme costituzionali. Tra le proteste del M5S

Protesta M5S Camera

In una seduta parlamentare particolarmente surriscaldata, la Camera ha ieri approvato (in prima lettura) il ddl che da il via libera alla costituzione del Comitato che si occuperà di riformare la Carte costituzionale. A votare sì sono stati 397 deputati (di Pd, Pdl, Scelta Civica e Fratelli d’Italia), mentre i 132 voti contrari sono stati quelli degli onorevoli del M5S e di Sel.

Il provvedimento approvato ieri a Montecitorio (e che ha ottenuto già il primo sì anche al Senato) verrà ridiscusso tra qualche mese in entrambi i rami del Parlamento. Se incasserà il disco verde della maggioranza assoluta, diventerà legge, consentendo così ai 40 “saggi” individuati da Giorgio Napolitano di modificare alcuni passaggi della Costituzione. A suscitare asprissime polemiche è la proposta di deroga all’articolo 138 che consentirebbe (in parole povere) di accorciare i tempi di approvazione delle leggi di revisione della Costituzione.

Il Movimento 5 Stelle si è opposto in maniera fortissima a questa eventualità, con mobilitazioni culminate nell’occupazione del tetto di Montecitorio. Ieri in Aula i “grillini” hanno esposto piccoli cartelli con su scritto: “No deroga articolo 138”  e mostrato i palmi della mano in cui avevano segnato le parole “articolo” e “138”. Ma è stato l’intervento del “cittadino” Alessandro Di Battista  a surriscaldare l’Aula. “Sì, è vero, abbiamo sbagliato, siamo andati contro il Regolamento – ha riconosciuto il deputato pentastellato riferendosi all’occupazione dei giorni scorsi – però il male vero dell’Italia oggi è l’ipocrisia. Quando noi sosteniamo che il Pd è uguale al Pdl non è vero, ci siamo sbagliati. Il Pd è peggio del Pdl – ha affondato Di Battista – perché se il malaffare ha rovinato questo Paese, è l’ipocrisia che ha ucciso la speranza”. “Puniteci, sanzionateci, se ce lo meritiamo – ha scandito sul finale il “cittadino” 5 Stelle – ma prima sbattete fuori dalle istituzioni questi ladri“.  

A nulla sono serviti i “rimbrotti” della presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha invitato il deputato 5 Stelle a non offendere e ad usare toni consoni. Le parole di Di Battista hanno acceso la miccia in Aula e dai banchi della maggioranza si sono levati cori di protesta impossibili da governare. Alla fine alla presidente Boldrini non è rimasto altro da fare se non sospendere la seduta e convocare d’urgenza una riunione dei capigruppo nella bagarre generale.