Il monito presidenziale è diventato una categoria ormai irrinunciabile del nostro sistema informativo. Appelli, interventi, considerazioni, riflessioni pronunciati nelle più diverse occasioni da Giorgio Napolitano vengono ormai automaticamente etichettati come “moniti” e caricati di un valore quasi “ecumenico”. Il capo dello Stato ha ricevuto ieri al Quirinale una delegazione del Comune di Barletta, capitanata dal neo sindaco, Pasquale Cascella, che di Giorgio Napolitano è stato per molti anni il consulente per la comunicazione.
Un appuntamento fissato da tempo per celebrare il 70simo anniversario della ribellione dei barlettiani all’occupazione nazista della città. Quando l’inquilino del Colle ha preso la parola, ha ricordato l’importanza della Resistenza e la necessità di documentare la storia di quegli anni per consentire a tutti (soprattutto ai più giovani) di conoscerla fino in fondo. Da qui il passaggio: “Se noi non teniamo fermi e consolidiamo i pilastri della nostra convivenza nazionale, tutto è a rischio, tutto può essere a rischio”, ha detto il capo dello Stato.
Parole lette in controluce come l’ultimo “monito” quirinalizio, da consegnare alle forze politiche “in guerra” tra loro. Napolitano, da promoter numero uno delle “larghe intese”, avrebbe insomma “richiamato all’ordine” i partiti della maggioranza rinnovando l’invito alla “pacificazione” su cui s’incardina il governo Letta. Le sue parole, secondo alcuni, avrebbero indicato il passo da seguire alle “colombe” di Pd e Pdl, che si sarebbero adoperate per tutto il giorno per raggiungere una soluzione di compromesso sul caso “decadenza Berlusconi”, trovandola alla fine nel momentaneo rinvio del voto.