Pd: anche Veltroni benedice Renzi

Renzi e Veltroni

 

L’ultimo “bacio della morte” a Matteo Renzi? Quello metaforicamente consegnatogli ieri dall’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, al Tempio di Adriano. L’ex “rottamatore” che si era attirato gli “strali” di tutti i dirigenti del suo partito, sta facendo incetta di consensi presso i detrattori della prima ora. Dopo Dario Franceschini, infatti, è toccato al primo segretario del Pd ufficializzare il suo endorsement allo scalpitante sindaco di Firenze.

In una location poco fausta (fu al Tempio di Adriano che Walter Veltroni comunicò le sue dimissioni da segretario democratico), scelta dai senatori Enrico Morando e Giorgio Tonini per la presentazione del loro libro, Renzi e Veltroni hanno duettato in grande sintonia. A partire è stato il romano che ha subito teso la mano verso il democratico di Firenze: “C’è stata un’idea sbagliata della sinistra circa l’inamovibilità dell’elettorato“, ha riconosciuto l’ex sindaco capitolino. “L’atto di nascita del Pd parlava di conquistare la maggioranza – ha ricordato Veltroni – ma a questa idea si è contrapposto il partito solido, che ha perso 3 milioni e mezzo di voti, passando da 800 mila a 250-300 mila iscritti”.

“A Matteo dico che abbiamo bisogno di rifare del Pd una comunità ambiziosa e inclusiva”, ha continuato il primo segretario dei democratici, che – con fare paterno – ha aggiunto: “Non faccia gli errori che ho fatto io”. E sulla polemica incentrata sul presunto abuso di battute da parte di Renzi: “Ovunque vada, Matteo viene incoraggiato, per ragioni mediatiche, a lasciarsi andare alla battuta – lo ha difeso l’ex sindaco di Roma – Come Alberto Sordi nel film ‘Un giorno in Pretura’ quando i bambini continuavano a gridargli ‘America’, facce Tarzan'”.

Dal canto suo, Matteo Renzi non ha mancato di sottolineare le differenze tra il Pd degli esordi e quello attuale. “Quando dicevamo votiamo il Pd alle elezioni del 2008 – ha ricordato il sindaco di Firenze – nessuno ci prendeva in giro, c’era l’idea di fare qualcosa di cool“. “Dobbiamo dare agli elettori del Pd l’immagine che non siamo in terapia di gruppo – ha suggerito l’ex “rottamatore” – ma persone consapevoli con l’orgoglio di esserci”. 

Bersani diceva di non voler vincere sulle macerie ha aggiunto Renzi – io vorrei vincere per ricostruire le macerie”. E sul congresso che dovrebbe svolgersi nei prossimi mesi (e che dovrebbe sciogliere i nodi riguardanti le regole delle prossime elezioni interne): “Mi piacerebbe che mentre il Movimento 5 stelle è sui tetti e il Pdl è in tutt’altre faccende affaccendato – ha detto il sindaco di Firenze – il congresso del Pd non si concentrasse sulla questione delle regole, ma fosse l’occasione per portare il cambiamento dentro di noi”. 

Impossibile non “punzecchiare”, infine, il governo delle larghe intese: “Sento dire che bisogna agganciare la ripresa – ha detto Renzi riferendosi a una recente dichiarazione di Enrico Letta – ma la ripresa non si aggancia, non è mica un autobus che si deve prendere. La ripresa – ha controbattuto l’aspirante segretario del Pd – va costruita con riforme radicali”.