Bertolucci: Schneider violentata per avere una scena più realistica

bertolucci_bernardoNegli ultimi giorni si è parlato moltissimo di Bernardo Bertolucci e in particolare del suo film “Ultimo tango a Parigi”, il regista, reduce dal Festival del Cinema di Venezia e ospite a Parigi della masterclass organizzata alla Cinémathèque française che gli ha dedicato una retrospettiva, in un’intervista ha rilasciato delle dichiarazioni scioccanti riguardanti le riprese del suo capolavoro e in particolare sull’attrice protagonista Maria Schneider che nella famosa scena in cui Marlon Brando la sodomizzava con il burro, in realtà non era consenziente e non era stata informata preventivamente. Bertolucci ha dichiarato: “Forse sono stato colpevole per Maria Schneider ma non potranno condannarmi per questo. L’idea di quella scena è venuta a me e a Marlon Brando mentre stavamo facendo colazione e a un certo punto lui ha cominciato a spalmare del burro su una baguette: subito ci siamo dati un’occhiata complice. Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica”.

Quella che Brando ha fatto è stata a tutti gli effetti una violenza, non solo nella finzione, e a confermarlo questa volta è stato il regista stesso. Nel 2007 la notizia era già stata resa nota dalla Schneider che al Daily Mail aveva detto: “Mi hanno quasi violentata. Quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione”. L’attrice, morta del 2011, in quel periodo viveva un periodo difficile tra uso di stupefacenti, psicofarmaci e depressioni, quindi nessuno la prese realmente su serio, ma oggi che ha confermarlo è proprio il regista, l’opinione pubblica è scandalizzata e non mancato attacchi sul web e sui giornali a Bertolucci. A nulla ovviamente servono le scuse e le spiegazioni del regista che quando gli è stato chiesto se un comportamento del genere oggi non sia immorale, ha tranquillamente risposto che lui non è un uomo di oggi.

Bertolucci aveva allora 31 anni e Brando 48, due uomini potenti, avevano deciso a colazione una violenza ad una ragazzina di vent’anni per il solo scopo di rendere la scena più reale, così che la protagonista femminile fosse credibilmente piangente, stuprata e umiliata. Questa non è arte, poiché l’arte non può giustificare uno stupro! Miti della recitazione come Stanislavskij per il teatro e Strasberg per il cinema (sul suo metodo nasce l’Actors’ Studio) hanno teorizzato la veridicità sul palco ma emotiva non reale: per interpretare un soldato non si uccide, un vampiro non succhia il sangue, se l’attore è bravo riesce a prendere dal suo personale una sensazione affine a quella da interpretare. Il dubbio nasce a questo punto spontaneo: forse Bertolucci ha scelto una giovane ragazzina che riteneva più bella che brava e non la riteneva capace di recitare una scena credibile. Un atto del genere non può essere passato per arte ma solo per incapacità del regista di spiegare ad una giovane attrice come voleva si interpretasse la scena.