Omofobia: alla Camera il divorzio Pd-Pdl

Omofobia: M5S annuncia astensione e attua protesta del bacio

 

Dopo estenuanti rinvii che hanno arroventato i toni della discussione parlamentare, la Camera dei deputati ha licenziato ieri la proposta di legge sull’omofobia. Il provvedimento è passato grazie ai 228 voti favorevoli di Pd e Scelta Civica. A votare no è stato, invece, il Pdl, mentre il M5S e Sel hanno optato per l’astensione.

Il primo dato politico da registrare è, dunque, il voto diverso espresso dai due maggiori partiti che sostengono il governo Letta, che potrebbe prefigurare “scossoni” ancora più allarmanti. I picchi di tensione si sono raggiunti sull’emendamento presentato dal deputato del Pd, Walter Verini, riguardante le aggravanti della legge Mancino, che varranno adesso anche per le discriminazioni contro gli omosessuali. Il Pdl si è opposto strenuamente denunciando la rottura dei patti intavolati con i democratici, ma l’emendamento è passato lo stesso.

Ad agitare ulteriormente le già mosse acque ci ha pensato poi un sub-emendamento presentato dal “montiano” Gregorio Gitti che ha chiesto di tutelare le opinioni espresse da organizzazioni di natura politica, culturale e religiosa. A sostegno della proposta del deputato di Scelta Civica il Pd e la Lega Nord, contrari il Pdl, il M5S e Sel. Il valzer delle maggioranze variabili ha, insomma, segnato l’intera seduta parlamentare di ieri conclusasi – come già detto – con la faticosa approvazione del testo da parte della  “cordata” Pd-Scelta Civica.

A inscenare l’opposizione più dura sono stati, come sempre, i “cittadini” del M5S, che al momento della votazione finale si sono scambiati baci omosessuali mostrando dei cartelli con su scritto: “Diritti immolati sull’altare dell’inciucio”. Ma in realtà quello che si è consumato ieri nell’Aula di Montecitorio è stato il primo pesante divorzio tra i “contraenti” Pd-Pdl.