Di riportare l’ennesimo scontro verbale tra due attori politici che se le danno di santa ragione, non se ne sente alcun bisogno. Se insistiamo nel riferire le “stilettate” che Laura Boldrini e Beppe Grillo continuano a incrociarsi è perché il braccio di ferro tra i due ha dato il là un dibattito che potrebbe raccontare, di per sé, l’arretratezza del nostro Paese. Incapace di capire se la figura della donna debba essere tutelata aprioristicamente (e in maniera insindacabile) o meno.
Questi i fatti: nei toni che gli appartengono (e che non sono di certo i più felpati), Beppe Grillo ha destinato, nei giorni scorsi, parole di fuoco alla presidente della Camera. Che gli ha replicato sostenendo che le offese a lei indirizzate sono offese estendibili a tutte le donne.
Da qui la controreplica del blogger: “C’è uno sport diffuso tra questi politici d’accatto – ha subito affondato – Quando ne tiri in ballo uno, quello si intesta un’intera categoria. Come se fosse roba sua. La Boldrini, ogni volta che le viene mossa una critica, invece di discuterla e magari di accettarla, se è vera, si rifugia dietro l’intero popolo femminile. ‘Chi offende me offende tutte le donne’. Si sente Giovanna D’Arco – ha rincarato l’ex comico – ma è soltanto una nominata da Vendola in una posizione per cui è inadeguata. Le critiche sono rivolte a lei, non alle donne italiane. Si vergogni di usarle come scudo per la sua inconsistenza”.
Impossibile per la presidente della Camera non rispondere agli affondi del “megafono” del M5S: “Pensavo di aver visto l’estremismo fondamentalista in Afghanistan al tempo dei talebani – ha detto ieri ai cronisti che l’hanno intercettata alla Fiera di Bari – Evidentemente non avevo ancora visto tutto”.
Il “ping pong” di accuse e inclementi definizioni animato dai due merita – a nostro avviso – una serena riflessione. Al netto dell’ineleganza delle parole utilizzate da Grillo (che ha fatto del suo stile un brand comunicativo inconfondibile), è giusto stigmatizzarlo per aver rivolto il suo metaforico “mirino” contro una donna? Il coro di indignazione che si è levato, in maniera bipartisan, a sostegno della Boldrini racconta o no di un Paese che fatica a riconoscere la “parità” reale dei generi?
In definitiva: se al posto della Boldrini ci fosse stato un uomo, gli scudi sollevati con sollecitudine da ogni parte politica si sarebbero comunque inalberati o avrebbero, piuttosto, lasciato che i due presunti “galletti” si “spennassero” da soli?