La pallida prova di compattezza che il Pd ha dato di sé sabato scorso – l’Assemblea non si è accodata su alcuni fondamentali meccanismi che dovrebbero portare all’elezione del nuovo segretario – ha spinto il più rampante dei democratici a sparare a zero sul “gotha” del suo partito.
“L’assemblea ha fatto una brutta figura perché mentre il Paese vive la situazione di difficoltà che conosciamo – ha detto Matteo Renzi – il Pd ha perso l’occasione di parlare di problemi veri e si è occupato delle sue piccole bagatelle di condominio”. Ospite della trasmissione televisiva Omnibus, il sindaco di Firenze non ha fatto economia di “rimbrotti”: “Un gruppo dirigente rancoroso – ha rincarato – ha tentato di buttare tutto in caciara. Ha tentato di usare una serie di complicate norme tecniche perché il vero obiettivo è di non fare il congresso e le primarie, perché sanno che poi si volta pagina”.
Non basta: “Dopo aver rinviato tutto il rinviabile in Parlamento e al governo, dal finanziamento ai partiti agli F35 – ha continuato nel suo je accuse l’ex “rottamatore” – ora vogliono rinviare anche il congresso. Quando hanno finito, quando hanno sfogato tutti i loro rancori, quando hanno studiato tutti i meccanismi, ci facciano un colpo di telefono e ci dicano di venire a votare. In quelle assemblee, l’unico obiettivo di una parte del gruppo dirigente, che ancora non ha capito di aver perso le elezioni – ha insistito Matteo Renzi – è di evitare il congresso”. Una presa di distanza culminata nella più inclemente delle conclusioni: “Io sto fermo in un angolino – ha detto il giovane democratico – Io non voglio diventare come loro“.
E il suo chiacchieratissimo rapporto con il premier Enrico Letta? “Un amico è quello che ti dice le cose in faccia, non quello che ti dice ‘tutto bene’ davanti e poi ti accoltella alle spalle”, ha spiegato Renzi. “Non ho nessuna fretta di far cadere il governo, ma ho fretta di farlo lavorare – ha precisato il sindaco di Firenze – Il problema del governo Letta-Alfano è che è di larghe intese e ha senso se le cose le fa, non se le rinvia”. “Quando i tedeschi hanno fatto le larghe intese hanno fatto le cose, non ‘una a te e una a me’ – ha osservato l’ex “rottamatore” – non hanno messo le bandierine per i partiti”.