Nel giorno del suo 77simo compleanno, Silvio Berlusconi rischia di scartare un regalo indesiderato: la spaccatura della rinata Forza Italia. A neanche 24 ore dall’annuncio shock delle dimissioni dei “suoi” ministri, il Cavaliere deve, infatti, fare i conti con le reazioni dei diretti interessati, che sembrano guardare con montante diffidenza alla sua nuova linea politica e, soprattutto, al “cerchio magico” che orienta le sue mosse.
I rumors trapelati ieri su un incontro serale dei ministri dimissionari a casa di Angelino Alfano si sono rivelati esatti. Nel corso della riunione, gli ex governativi del Pdl si sarebbero scambiati opinioni su quanto appena accaduto: alla richiesta formulata dal loro leader non avrebbero potuto (o voluto) dire di no, ma a mente fredda, si sarebbero persuasi del “fallo di reazione” commesso. E proprio di “fallo di reazione sbagliato” ha parlato questa mattina, nel corso di un incontro pubblico a Piacenza, l’ex ministro Gaetano Quagliariello riferendosi alle paventate dimissioni di massa dei parlamentari Pdl: “Io non ho aderito – ha spiegato – perché penso che una persona che fa politica deve avere l’inclinazione al compromesso“. Di più: “La Forza Italia che si è manifestata nelle ultime settimane – ha aggiunto Quagliariello a margine del dibattito – non è un’esperienza alla quale mi voglio associare”.
E potrebbe non essere il solo: “Ho rassegnato le dimissioni – ha spiegato la ex responsabile della Salute, Beatrice Lorenzin – per coerenza politica nei confronti di chi mi ha indicato come ministro di questo governo”. “Continuerò a esprimere le mie idee e i miei principi nel campo del centrodestra, ma non in questa Forza Italia“, ha tagliato corto. Un “addio” annunciato, che potrebbe fare il paio con quello dell’ancora dubbioso Maurizio Lupi: “Così non va – ha commentato l’ex ministro dei Trasporti – Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Vogliamo stare con Berlusconi, ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per il bene del Paese essendo alternativi alla sinistra e rifiutando gli estremisti. Alfano – ha incitato Lupi – si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia”.
Considerazioni condivise dall’ex vice di Enrico Letta: “La mia lealtà al presidente Berlusconi è longeva e a prova di bomba – ha rimarcato il segretario del Pdl – Oggi la lealtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo. Se prevarranno quegli intendimenti, il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà. So bene che quelle posizioni sono interpretate da nuovi berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani – ha messo in chiaro Angelino Alfano – io sarò diversamente berlusconiano“.
Che i ministri freschi dimissionari abbiano preso di mira i cosiddetti “falchi” del partito è lapalissiano annotarlo. La responsabilità delle cattive decisioni maturate nelle ultime 24 ore da Silvio Berlusconi sarebbe da attribuire, a loro avviso, a Denis Verdini, Daniela Santanchè e Sandro Bondi (solo per citare i più agguerriti), che avrebbero convinto il “capo” della necessità di far scorrere i titoli di coda sul governo delle larghe intese. Una scelta che promette di sclerotizzare le distanze tra “oltranzisti” e “moderati” e che potrebbe condurre allo sfarinamento prematuro della Forza Italia 2.0.