Sono passati dieci anni dalla prima edizione della Advertising Week in quello che sembra oggi un lontano 2004. All’epoca un’azienda non aveva “followers” e nessun marchio aveva “amici”. New York ha celebrato la decima edizione della più importante convention di creativi e pubblicitari con un ricchissimo programma di conferenze e seminari. Tanti i temi all’ordine del giorno dal crescente impatto dei social network al contributo innovativo delle startup tecnologiche. Creatività è una parola dalle tante sfaccettature e in tempi di budget ridotti per la crisi, l’intero comparto della comunicazione sa che deve ricorrere a tutti gli strumenti possibili per per raggiungere i consumatori. Impossibile qui riassumere le tantissime conferenze organizzate: si è passati infatti dalla strategia mediatica dietro i Rolling Stones alla recente campagna per il lancio di yogurt per soli uomini fino alla centralità dei propri fallimenti professionali per il processo creativo.
Da questi cinque giorni di conferenze e dibattiti è emerso ancora una volta come il compito della pubblicità, per quanto possa sembrare stravolto dai social media, è in realtà rimasto lo stesso: raccontare buone storie. Lo storytelling, parola chiave di tutta l’edizione, è quindi intercettare bisogni e aspirazioni del cliente attraverso una narrazione. Tutte le storie sono legittime ma sono poche quelle che riescono a superare il rumore di fondo in cui siamo quotidianamente immersi, tra mail da leggere e notifiche varie. Una delle chiavi più usate per coinvolgere il pubblico è quella dell’ironia, come nel simpatico video Adobe che trovate in fondo.
Mario Pagano
https://www.youtube.com/watch?v=TZXUq7Pln3g