Nella giornata dedicata dagli amici del Nicolone ad un mito assoluto del calcio internazionale come Eric Cantona, giunge il pagellone dell’ignoranza (la top e flop più amarcord del web) dedicato alla sesta giornata di Serie A. Una giornata che vede la Juventus tornare al taccheggio domenicale (perché non si parla dei vecchi furti in grande stile, ma è la seconda giornata che l’avversario ha – più che – qualcosina da recriminare) nel derby e che vede la Roma proseguire a punteggio pieno, grazie ad un Gervinho trasformatosi miracolosamente in un cannoniere implacabile (e realizzando la stessa favolistica parabola che ha visto un burattino trasformarsi in un bel bambini) e grazie a una difesa colabrodo come quella del Bologna (che fa sembrare quella del Milan di una solidità inoppugnabile). Una giornata che offre parecchi altri spunti (dalla rimonta di un Sassuolo che non ci sta ad essere una squadra materasso, ché non è più il calcio delle squadre materasso, alla vittoria dell’Hellas contro il Livorno nel match degli opposti pensieri politici in curva), ma che preferiamo farvi raccontare dal top e flop della giornata.
Sempre a cura della fanpage con più idem sentire del web.
TOP – ZACCHERONI, CALORI E CAVASIN IN TRIBUNA A TRIESTE
Forse ci sarebbe da parlare della Roma che vola, del Napoli che non molla, del giovanotto sloveno del Milan, dell’Apache che ha stregato il pubblico juventino o perché no della riscossa del Sassuolo. Forse, se non fossimo dei vecchi romantici, gente che non si esalta per le telecronache di Sky ma che è felice quando scopre che lo stadio del Sassuolo in realtà non è altro che il vecchio Giglio della Reggiana di Sabau. E allora, mentre il match tra Inter e Cagliari si avvia verso un umidissimo uno a uno “pallanuotistico”, l’occhio del tifoso non può che posarsi sulle tribune del Nereo Rocco. Inquadrano Zac, curvo, ingrigito, consumato dalle orientali a pagamento, lontano sosia di quel talent scout che rese Bierhoff uno dei più celebri testimonial di shampoo della sua generazione. Al fianco di Zac svetta un Calori da sempre abituatissimo all’acquaplaning, ma che oggi il gol nel diluvio alla Juventus non lo farebbe nemmeno contro delle sagome di cartone. Sull’altro lato si staglia un Cavasin iridescente, forgiato dalle domeniche in baita. Dagli sguardi persi nel vuoto dei nostri eroi si evince facilmente che un pranzo etilico, annaffiato da un rosso un po’troppo buono, ha preceduto l’arrivo allo stadio. Ci piace pensare che, finita la partita, i tre siano passati al baretto a farsi l’ultimo goccio di amarone, con Zac che rischia come al solito di perdere la coincidenza del Frecciarossa e Calori che saluta Cavasin mollandogli in mano un biglietto da visita del suo hair stylist di fiducia. Una terna di inossidabili. Voto 10
FLOP – I GIUDICI DI PORTA (INTERA CATEGORIA)
Esponente di un mestiere tanto inutile quanto ambito, il giudice di porta può definirsi come quell’allegro signore di mezz’età pagato per godersi una partita di Serie A da una postazione imbattibile, che personalmente non scambieremmo neanche per uno Sky Box con caviale, bollicine e massaggiatrice Thailandese inclusa. Armato di microfonino ed auricolare rigorosamente color carne, il giudice di porta sembra un incrocio tra un operatore di un call center Wind Infostrada, pronto a rifilarti offerte per ADSL e chiamate illimitate, e un’Ambra Angiolini d’annata, che in diretta chiede a Gianni Boncompagni se la messinpiega tiene botta. Nel vedere convalidati senza batter ciglio gol come quello di Torino, non ci interroghiamo tanto sull’utilità del lavoro svolto dal giudice di porta (che è evidentemente pari a zero), ma più che altro ci chiediamo di cosa stessero parlando in cuffia i cinque ufficiali di gara al momento dell’incornata di Bonucci. Probabilmente, vista l’ora, i ragazzi si stavano organizzando per pranzo, e mentre l’assistente microfonato proponeva al direttore di gara Mazzoleni la classica gabola della pizza d’asporto con tessera studenti taroccata (per avere lo sconto e la bibita omaggio), Tevez colpiva la traversa, servendo Pogba e lasciandosi alle spalle un metro abbondante di fuorigioco. Ai tempi d’oro quelle pizze, a fine partita, le avrebbe servite Big Luciano, con gli omaggi della Ditta: speriamo che ieri Conte non si sia fatto guardare dietro ed abbia per lo meno offerto un caffé a quel simpatico omino col microfono.. Voto 4