La lenta balcanizzazione del Pdl

Pdl

 

Fino a qualche mese fa, nessuno avrebbe messo in discussione la compattezza del Pdl. Il partito guidato da Silvio Berlusconi non sembrava contemplare la possibilità di una “dissidenza” interna, ma solo la semplicistica distinzione tra i cosiddetti “falchi” (dai modi più ruvidi) e le “colombe” (dall’approccio più accomodante)

Le cose sembrano, adesso, essere precipitate. Con la decadenza del Cavaliere data ormai per certa, i “berlusconiani” di ogni ordine e grado si starebbero organizzando. Dando vita a una serie di “correnti” (o “fronde”) che hanno accorciato le distanze con il da sempre “balcanizzato” Partito democratico. In un eccesso di sintesi (nella quale non terremo in alcun conto le sfumature), allo stato attuale il Pdl appare tripartito. Il primo blocco comprende i cosiddetti “governisti”, ovvero coloro che spingono fortissimamente per la tenuta delle “larghe intese”. Insieme al vicepremier Angelino Alfano, ci sono i ministri Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo (che ha sempre mantenuto una posizione più defilata). Ma non solo: a schierarsi al loro fianco anche alcuni “veterani” come Fabrizio Cicchitto, Roberto Formigoni e Carlo Giovanardi, convinti della necessità di continuare la collaborazione con i democratici al governo.

Contro di loro si starebbe organizzando il blocco dei cosiddetti “lealisti”. Una fronda incardinata sulla fedeltà al Cavaliere, che guarda con circospezione alle mosse dei “governisti” rintracciandovi i semi avvelenati del “tradimento” al capo. A guidarla il pugliese Raffaele Fitto, che ha chiesto nei giorni scorsi la convocazione di un congresso e l’azzeramento di tutte le cariche dirigenziali all’interno del partito. “Il problema della leadership va affrontato nelle sedi competenti con una decisione non verticistica, ma affidata al nostro popolo”, ha spiegato ieri l’ex governatore della Puglia. Che può contare sul sostegno di molti colleghi di partito come Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna, Sandro Bondi, Nitto Palma, Anna Maria Bernini e Maurizio Gasparri.

A popolare la terza “schiera” ci sono poi i famigerati “falchi”, ovvero coloro che, fino al giorno della fiducia, hanno sperato nella fine delle “larghe intese”. Da Daniela Santanchè a Denis Verdini, da Daniele Capezzone a Niccolò Ghedini: i pasdaran del Cavaliere starebbero attraversando un momento di grande difficoltà, dopo che Silvio Berlusconi ha scelto di ignorare i loro consigli. Gli agguerriti “falchi” si sarebbero dal quel momento acquattati, aspettando che la lotta tra “governisti” e “lealisti” disegni i nuovi equilibri interni.