Renzi on the air: Berlusconi? Trasparente. Letta? Più saggio di me

Renzi

 

Che Matteo Renzi ambisca a “sedurre” anche la platea dei giovanissimi, è fatto noto a tutti. Dopo la sua partecipazione alla trasmissione televisiva  Amici – con tanto di giubbotto di pelle nera alla Fonzie – l’aspirante segretario del Pd è intervenuto oggi a Radio Deejay per rispondere alle domande (non sempre seriose) di Fabio Volo.

Interpellato sull’ultimo” incidente” giudiziario di Silvio Berlusconi, che dovrà affrontare un nuovo processo per corruzione e finanziamento illecito dei partiti: “Sono vent’anni che non parliamo altro che di Berlusconi – è sbottato Renzi – Chi è, lo sappiamo. Non possiamo dire che da lui non ci aspettavamo che finisse implicato in vicende di questo genere. Con tutte le critiche che gli si possono fare – ha continuato nel suo ragionamento il sindaco di Firenze – Berlusconi è uno, da questo punto di vista, molto trasparente, molto chiaro nel suo modo di fare. E’ il motivo per cui io mai l’ho votato e mai lo voterei. Berlusconi – ha sillabato Renzi – è totalmente altro da uno come me”.

Così come marcate sono le differenze con l’attuale presidente del Consiglio: “Io sono profondamente diverso – ha sottolineato l’ex “rottamatore” del Pd – Enrico è, dicono tutti, più calmo e riflessivo, saggio e prudente. Io sono un po’ più radicale e penso che in Italia ci vorrebbe una rivoluzioncina nella pubblica amministrazione, ma anche – ha precisato Renzi – nella giustizia o nell’establishment del mondo finanziario”.

E per finire, il giovane democratico non ha rinunciato a “infilzare” i parlamentari del M5S“Sa quanto ci costano soltanto di indennità? – ha domandato al suo intervistatore – Ogni mese noi paghiamo 3 milioni di euro per i 150 parlamentari di Grillo. Siccome questi soldi glieli stiamo dando, basterebbe che anziché fare le manifestazioni di protesta o stare sul tetto, si mettessero a ragionare di cose concrete”. “Quando tu vieni eletto in Parlamento – ha ironizzato velenoso il sindaco di Firenze – il piano per lavorare non è il tetto, ma quello di sotto”.