La strada per il Comitato dei 42 incaricato di procedere con le riforme costituzionali appare da ieri più spianata. A conclusione di una rocambolesca votazione, infatti, l’Aula del Senato ha certificato il suo secondo sì all’istituzione della suddetta commissione che dovrà “emendare” (se arriverà anche il “disco verde” della Camera) i titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione.
A votare sì sono stati 218 senatori (il quorum è stato raggiunto per soli 4 voti), ma a farsi notare sono stati coloro che hanno scelto di astenersi, soprattutto all’interno del Pdl. In tutto 11 senatori, tra cui spiccano i nomi di Maria Elisabetta Alberti Casellati, Vincenzo D’Anna, Ciro Falanga, Eva Longo, Augusto Minzolini, Francesco Nitto Palma e Domenico Scilipoti.
Non meno eclatante è stato il numero dei senatori Pdl (12) assenti al momento della votazione: Silvio Berlusconi in primis, ma anche Sandro Bondi, la compagna Manuela Repetti, Altiero Matteoli e Niccolò Ghedini. “Defezioni” che avrebbero insolentito gli esponenti filo-governativi del partito, come Roberto Formigoni che è subito passato all’attacco: “Qualcuno ha tentato di far cadere il governo, ma il tentativo è fallito – ha sparato a zero l’ex governatore della Lombardia – Basta leggere l’elenco dei senatori di maggioranza che si sono astenuti nel voto per l’istituzione del comitato per le riforme, o che pure essendo presenti in Aula non hanno votato. Soprattutto all’interno del Pdl – ha sottolineato Formigoni – è necessario un confronto serio, onesto e definitivo”.
A replicargli a stretto giro è stato uno degli “astenuti”, Francesco Nitto Palma: “Formigoni cerca di spiegare le mie idee e mi addebita la volontà di far cadere il governo – ha dichiarato l’ex ministro della Giustizia – Nulla di più sbagliato. Se questo fosse stato l’intendimento, sarebbe stato sufficiente parlare con i senatori pugliesi. Su una cosa Formigoni ha però ragione, e cioè che all’interno del Pdl – ha confermato Palma – sia necessario un confronto serio e onesto, ma non necessariamente definitivo”.
Anche nelle fila del Pd si sono registrati significativi distinguo: Felice Casson è stato l’unico democratico a bocciare il ddl costituzionale, mentre Corradino Mineo e altri 3 senatori non hanno preso parte alla votazione in Aula. A “benedire” il provvedimento che – come accennato – passerà adesso al vaglio della Camera per la seconda lettura è stata la Lega, mentre M5S e Sel hanno votato compattamente per il no.