Berlusconi: Pdl addio, torna Forza Italia

Silvio Berlusconi

 

Arriva in serata la comunicazione ufficiale – letta da Silvio Berlusconi in persona – che certifica la fine del Pdl e la rinascita di Forza Italia. Dopo un ufficio di presidenza convocato nella sua residenza romana (a cui non hanno partecipato Angelino Alfano e i cosiddetti “governisti”), il Cavaliere ha fatto il punto della situazione tradendo grande serenità. La linea dei “falchi” e dei “lealisti” sembra, insomma, avere avuto la meglio, ma le cose potrebbero essere più sfumate di come appaiono.

Nella nota ufficiale letta dall’ex premier si fa esplicito riferimento alla sua (presunta) persecuzione politica e giudiziaria, all’ingiusta proposta di estrometterlo dal Parlamento e si ribadisce la ferma intenzione di battersi per la riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale. Non solo: Berlusconi, che ha confermato il sostegno del suo partito al governo, ha anche auspicato una riforma della giustizia e una riforma, in senso presidenzialista, delle istituzioni.

Ma è al punto 6 del comunicato che viene sciolto il nodo più atteso: “L’Ufficio di presidenza – si legge – delibera la sospensione delle attività del Pdl, per convergere verso il rilancio di Forza Italia già pubblicamente annunciato dal presidente Berlusconi con un appello a tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi. Forza Italia – continua la nota – è il movimento a cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione liberale e di contrastare l’oppressione giudiziaria, burocratica e fiscale”. 

Da qui la necessità di indicare un vero leader: “L’Ufficio di presidenza – si legge nell’ultimo punto del comunicato diffuso ieri – affida al presidente Berlusconi pieno mandato politico e giuridico per attivare le necessarie procedure e gli conferisce le responsabilità connesse alla guida del movimento per definire obiettivi, tempi e modi della nuova fase di attività secondo lo Statuto”. In pratica, tutto sembra ridisegnare lo scenario dell’esordio politico del Cavaliere, quando con la sua promessa di rivoluzione liberale riuscì a “sedurre” ampie parti dell’elettorato italiano.

Un revival “disturbato”, però, dalla presenza di nuovi protagonisti, come l’ormai ex segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha deciso ieri di disertare l’ufficio di presidenza. “Il mio contributo all’unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali – ha spiegato il vicepremier – è di non partecipare, così come faranno altri colleghi, all’ufficio di presidenza che ha il compito di proporre decisioni che il Consiglio nazionale sarà chiamato ad assumere”.  Il riferimento è al Consiglio nazionale dell’8 dicembre, nel corso del quale tutte le decisioni annunciate ieri da Berlusconi dovranno essere “benedette” dall’assise.

A opporsi all’azzeramento del Pdl potrebbero essere, infatti, i cosiddetti “governisti” – oltre ad Alfano e ai ministri, anche  Carlo Giovanardi, Roberto Formigoni, Maurizio Sacconi e (a sorpresa) Renato Schifani hanno scelto ieri di non partecipare alla riunione di Palazzo Grazioli – che potrebbero scegliere di scindere le loro sorti politiche da quelle dell’ingombrante “capo”, mantenendo in vita un movimento (il Pdl appunto) pronto a stringere alleanze con i “centristi”.