Dell’irritualità della sua iniziativa deve essersi accorto anche Giorgio Napolitano, che ha tentato ieri di mettere una “pezza” alla gaffe istituzionale consumata due giorni fa nelle stanze del Quirinale. Quella convocazione, con esponenti del governo e della sola maggioranza, per discutere dell‘iter parlamentare della legge elettorale ha, infatti, insolentito molti. Per questo l’inquilino del Colle ha ieri (ben)pensato di estendere l’invito anche alle forze dell’opposizione, ottenendo però due rifiuti su quattro.
A raggiungerlo al Quirinale sono state, infatti, solo Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Loredana De Petris di Sel. A declinare l’invito, invece, la Lega Nord (ma solo per il momento) e il M5S. Nella giornata di ieri, intanto, il capo dello Stato si è preoccupato di mettere in chiaro quanto accaduto: “I colloqui di ieri (due giorni fa per chi legge, ndr) con i rappresentanti dei gruppi di maggioranza, ai quali era stata data la precedenza per il ruolo che hanno nella discussione in corso – si spiega in una nota – avevano un carattere puramente informativo e ricognitivo”. “Nessun ‘giuoco’ era ‘ormai stato fatto’, come da qualche parte si è affermato senza alcun fondamento – ha evidenziato lo staff del Colle – né tanto meno si era avallata alcuna ‘prevaricazione’ della maggioranza sulle minoranze”.
“Il presidente della Repubblica ha ritenuto e ritiene suo dovere – si legge ancora nella nota quirinalizia – adoperarsi per evitare la sovrapposizione, sul delicato tema della legge elettorale, tra Parlamento e Corte Costituzionale, sollecitando in primo luogo le forze di maggioranza per la loro prevalente responsabilità, ma egualmente le minoranze, e dunque tutte le forze politiche, perché rapidamente, prima dell’udienza già fissata per il 3 dicembre dalla Corte Costituzionale, il Parlamento affermi il ruolo suo proprio intervenendo almeno a modificare la legge nelle norme su cui la Consulta ha già espresso serie riserve di costituzionalità”.
“Nei prossimi giorni il presidente Napolitano incontrerà i rappresentanti della Lega Nord – si puntualizza sul finale del comunicato – mentre ha preso atto con rammarico della decisione del Movimento 5 Stelle di declinare l’invito anche ad esso rivolto”. Un “no” categorico motivato, in una nota, dai capigruppo del M5S al Senato e alla Camera, Paola Taverna e Alessio Villarosa. “Non andremo – hanno spiegato i “pentastellati” – perché non siamo né in una monarchia assoluta, né in una Repubblica presidenziale. Secondo l’articolo 87 della Costituzione, il presidente della Repubblica può inviare messaggi alle Camere, cioè a tutte le forze politiche – hanno precisato i “cittadini” del M5S – Ricevere invece le forze di maggioranza su temi specifici e delicatissimi come la legge elettorale, magari dando indicazioni e suggerimenti nel chiuso delle stanze e poi, solo il giorno dopo, ricordarsi di ricevere i ‘plebei’ delle opposizioni, è perlomeno fortemente irrituale”.
“Non andremo perché la legge elettorale è questione che va discussa esclusivamente in Parlamento da tutte le forze politiche – hanno sottolineato ancora Taverna e Villarosa – Senza la prevaricazione delle maggioranze sulle minoranze”. “Siamo una Repubblica parlamentare – hanno insistito i due capigruppo del movimento – Giorgio Napolitano deve essere garante della Costituzione e dell‘equilibrio democratico. Deve quindi rispetto istituzionale a tutti. In primis, alla maggiore forza politica d’opposizione nonché alla forza politica più votata alla Camera dei Deputati”.