Matteo Renzi è, nella percezione popolare, il “giovane” politico candidato a cambiare lo stato delle cose. Un’immagine che il rampante sindaco di Firenze cerca in ogni modo di rinforzare con frasi ad effetto e “ammiccamenti” di vario genere che riescono spesso a colpire nel segno. Ieri l’aspirante segretario del Pd ha voluto stabilire un filo diretto coi cittadini, invitandoli a “cinguettare” su twitter.
Un “botta e risposta” 2.0, segnato dall’economia dei caratteri. E non solo, forse. Tra i tweet a cui Renzi non ha mancato di rispondere, quello di un’internauta che gli ha chiesto se conferma il suo impegno a presentare una proposta di legge elettorale. “Assolutamente sì, prima delle primarie – ha risposto il primo cittadino di Firenze – Non so se entro il 20 novembre o la settimana successiva”. “Chi deve riformare il sistema di voto – ha aggiunto Renzi nel corso della video-chat simultanea – non si deve preoccupare di andare dal Porcellum al Superporcellum al Porcellinum. La riforma elettorale deve essere una cosa seria, non una misera occasione per sfangare il giudizio della Corte Costituzionale”.
E a un altro follower che lo ha esortato a prendere in considerazione la possibilità di stabilire un dialogo con il M5S: “Per dialogare bisogna essere in due – ha replicato il democratico – Se stanno sul tetto buttano l’occasione di cambiare l’Italia”. Inevitabile il passaggio sul governo Letta, minacciato dai venti di scissione dei “berlusconiani”: “Il governo Letta non è che lo sosteniamo a seconda di chi c’è di là – ha spiegato Renzi – Il governo deve fare alcune cose: lavoro, riforme istituzionali e, se riesce, deve modificare la Costituzione a partire dal superamento del Senato”. “La vita del governo Letta – ha sintetizzato in un tweet il sindaco – è indipendente dalle polemiche del Pdl. Letta lavori per l’Italia”.
Quanto al suo rapporto con i sindacati, spesso criticati dall’ex “rottamatore”: “I sindacati vivono crisi di rappresentanza – ha confermato Renzi – Devono cambiare se vogliono sopravvivere. Certificazione bilanci, modello tedesco, massima autonomia”.
Non sono mancati, ovviamente, i momenti di goliardia, come quello in cui il candidato alla segreteria del Pd si è premurato di rispondere a una domanda di alto profilo culinario: “Sullo spaghetto al tonno, ci va una spolverata di parmigiano?”. “No – è stata la ferma risposta di Matteo Renzi – Sul pesce, no parmigiano”.