Torino-Catania 4-1 – Due mesi e due giorni: tanto aveva dovuto aspettare Giampiero Ventura per rivedere la sua squadra portare a casa i tre punti. Naturale, allora, che dopo il perentorio 4-1 con cui il Torino ha superato il Catania entri nella sala conferenze dello Stadio Olimpico con un atteggiamento carico d’orgoglio e abbia una gran voglia di sottolineare i progressi dei suoi ragazzi. Una crescita, quella granata, cui fa da contraltare l’ennesimo passo indietro degli etnei, le cui difficoltà caratteriali vengono messe in evidenza con grande onestà da Luigi De Canio: prima ancora che per le reti di Immobile, El Kaddouri e Moretti, l’allenatore rossazzurro è amareggiato per l’atteggiamento mentale dei suoi e non fa nulla per nasconderlo.
Ventura – “Avevamo preparato così la partita e l’abbiamo sviluppata bene, creando un gran numero di occasioni: è stata una vittoria meritata, abbiamo fatto 4 gol e potevamo farne altrettanti. Prima dell’errore di Legrottaglie avevamo già preso una traversa e avevamo messo Immobile davanti al portiere, e al di là di questo anche dopo le occasioni sono arrivate attraverso una chiara idea di gioco”.
Espulsione – “Non ero arrabbiato con nessuno se non con la sorte: non me la sono presa per il rigore non concesso ad El Kaddouri, ma perché avevamo avuto la possibilità di andare sul 3-0 e 50 secondi dopo abbiamo subìto gol. La squadra è stata molto brava a reagire subito dopo il 2-1, il gol di Moretti è stato molto importante per la vittoria”.
Gioco – “C’è stata una risposta importante da parte dei giocatori, che dopo Cagliari avevano ricevuto qualche critica di troppo pur avendo giocato un’ottima partita: è chiaro che col 4-2-4 delle passate stagioni eravamo più frizzanti, ma ora utilizziamo un altro sistema di gioco che prevede un ritmo diverso. Si può scegliere se scendere in campo esclusivamente con l’idea di correre e sputare sangue o invece giocare un calcio di qualità: noi seguiamo la seconda strada e sta dando frutti. Certo, se avessimo quei 5 punti in più in classifica che meriteremmo (quelli contro Genoa e Milan erano già nostri) i frutti si vedrebbero meglio…”.
Crescita – “Farnerud ha avuto bisogno di tempo per ambientarsi ma ora si sta inserendo bene nel gruppo, ha già fatto bene e può fare anche meglio. El Kaddouri è giovane, era abituato a fare altre cose, ora sta capendo che può essere importante. Attraverso il lavoro settimanale, i sacrifici dei ragazzi e la loro voglia di imparare le cose vanno meglio: pian piano noi stiamo conoscendo meglio i giocatori e li mettiamo nelle condizioni di sfruttare le loro caratteristiche”.
Catania – “Avevo visto un ottimo Catania contro l’Udinese, i primi 20 minuti erano stati addirittura straordinari, non è facile superare i friulani in quel modo. E anche a Napoli aveva giocato una partita sopra le righe, per 20′ i partenopei non avevano passato la metà campo. Non è questa la partita giusta per giudicare il Catania: per la qualità che ha, soprattutto davanti, dovrebbe avere altra classifica. Oggi ha incontrato un ottimo Torino, che aveva voglia di vincere e soprattutto diventare una squadra più importante di quello che è”.
Modulo – “Dipende da quale squadra incontriamo: con l’Inter ad esempio non avremmo potuto schierarci come abbiamo fatto oggi e con il Cagliari (Immobile punto di riferimento avanzato, El Kaddouri alle spalle e Cerci molto largo a destra, ndr). Questo gruppo ha le conoscenze per cambiare sistema di gioco”.
De Canio – “Abbiamo perso perché Ventura è stato più bravo di me e i giocatori del Torino hanno interpretato la gara meglio dei nostri. Mi aspettavo un approccio diverso, ci voleva maggiore attenzione nel contrastare l’avversario che giocando in casa ci pressava e ci attaccava. L’atteggiamento è stato blando e superficiale, invece ci voleva grande ferocia agonistica fin dalle prime battute: questo fatto che ci siamo fatti sorprendere subito ha sorpreso anche me”.
Sostituzioni – “Al 35′ ho cambiato due uomini (Leto e Barrientos al posto di Castro e Guarente, ndr) perché perdevamo 2-0 e dovevamo modificare qualcosa: stavamo andando male, o cercato di porre rimedio”.
Sconfitta – “C’è sempre da imparare, sia dalle vittorie che dalle sconfitte. Non è il ko in sé a preoccuparmi, ma l’atteggiamento poco determinato. Ci vuole un cambio di mentalità, questo dobbiamo metabolizzare: poi può venire tutto il resto”.
Mentalità – “Non mi sono mai nascosto: quando ci sono delle difficoltà c’è bisogno di tempo e magari di situazioni favorevoli, noi siamo stati penalizzati da tante cose, in particolare dagli infortuni. Non è un alibi per oggi, ma fino ad oggi non abbiamo potuto lavorare con un gruppo più numeroso e questo chiaramente sta rallentando il processo di crescita della squadra: la situazione di classifica è legata al numero di infortunati. Le condizioni psicologiche dei giocatori non cambiano in poco tempo o per effetto di un risultato positivo”.
Calciomercato – “Non ho preparato alcuna lista per il mercato di gennaio, non sarebbe corretto nei confronti dei giocatori che non ho ancora avuto la possibilità di allenare. In ogni caso io sono convinto che questo gruppo abbia forza per rialzarsi da solo. Chiaro, nessuno vuole retrocedere: se ci fosse la necessità la società mi aiuterebbe, ma non ne abbiamo mai parlato”.
Milan – “Mi interessa poco il nome del prossimo avversario, ciò che mi preme è che cambiamo mentalità. Il Milan è in crisi? E noi allora?”