Alfano: dall’addio a Silvio al patto con Renzi

Angelino Alfano

 

Dove va il leader del Nuovo Centrodestra? Dopo la scissione dal Pdl, Angelino Alfano sembra intenzionato a guadagnarsi il proprio posto nello scacchiere politico nazionale. Un posto lontano da quelle che considera essere le frange estremiste di Forza Italia, e quanto mai prossimo al movimento centrista (ancora in fase di costruzione) animato da Pierferdinando Casini e dall’ex montiano Mario Mauro.

Ma, come raccontato nei giorni scorsi, il vicepremier ha anche teso la mano alla Lega “de-bossizzata”, sancendo con il segretario in scadenza, Roberto Maroni, un tacito accordo su una possibile alleanza futura. Sia ben chiaro: l’ex “delfino” del Cavaliere non gli ha irrimediabilmente voltato le spalle. Anzi: in ogni occasione pubblica, l’ex segretario del Pdl cerca di veicolare l’immagine del figlio riconoscente che ha però scelto (non senza dolore) di allontanarsi dal padre.

Un’immagine rimarcata anche ieri, quando ospite della trasmissione televisiva L’Arena (su Rai1), Alfano è tornato a parlare di decadenza e dintorni. “Un uomo con la carriere a e la biografia di Silvio Berlusconi – ha dichiarato – meriterebbe di non essere affidato ai servizi sociali e di ricevere la grazia“. Ma ad esplicita domanda sulla possibile partecipazione del Ncd alla mobilitazione indetta per mercoledì prossimo dai “forzisti”: “Noi non stiamo partecipando all’organizzazione di questa manifestazione – ha tagliato corto il vice di Letta – Abbiamo fatto un nuovo movimento politico che guarda al futuro del centrodestra e quindi non siamo coinvolti“. 

Nei disegni di Angelino Alfano sembra esserci però anche dell’altro. “Ho un patto da proporre al Parlamento, a Letta e anche al Pd di Matteo Renzi – ha annunciato ieri – usiamo il 2014 per fare cinque cose: la riforma della legge elettorale, via il bicameralismo perfetto, tagliare 10 miliardi di spesa improduttiva da destinare al taglio delle tasse sul lavoro, abbattere il debito pubblico – ha inanellato il vicepremier – e intervenire su retribuzione di produttività”. 

Un programma essenziale, sul quale il leader del Nuovo Centrodestra sembra voler edificare la sua personale proposta politica. Riconoscendo in Matteo Renzi un interlocutore preferibile, per esempio, a Daniela Santanchè.