Sarò banale. L’ex collegio dei Gesuiti sito in via Crociferi è semplicemente un posto bellissimo. Enorme, dalla struttura di per sé affascinante, con chiostri e cortili, rappresenta al meglio ciò che il 1700 barocco – in terra etnea – era capace di proporre. D’altra parte, difficilmente sarebbe diventato Patrimonio per l’Umanità dell’Unesco.
Pensare che sia ormai abbandonato da quattro anni (cioè da quando la Regione – proprietaria del sito – ha pensato bene di sfrattare l’Istituto d’Arte, adducendo motivi di sicurezza): si sta – di fatto e letteralmente – dilapidando un Patrimonio e ciò non è assolutamente accettabile, specialmente in una città che ha forte necessità di luoghi di aggregazione non vincolati a dinamiche di mercato.
Un Centro Sociale, in tal senso, rappresenta una duplice soluzione: si sottrae all’incuria e all’inevitabile logorio (il tempo – tanto quello adoperato come unità di misura quanto quello meteorologico – logora qualsiasi cosa) un posto dalla bellezza unica e si dona alla cittadinanza un luogo di aggregazione. Potrebbe essere frattanto uno dei centri sociali più belli d’Europa, data la location.
Scambiando qualche battuta con gli occupanti, è parso evidente il loro assoluto buonsenso: l’occupazione durerà fin quando il provveditorato non presenterà un piano credibile per la rivalutazione di un posto che non può essere lasciato abbandonato (e questo lo penserebbe chiunque, entrandoci almeno una volta). Si parla di fondi adibiti alla ristrutturazione del sito, ma d’altra parte è da parecchio tempo che si ventila ciò e già un primo tentativo di ristrutturazione non è andato a buon fine (è partito, cioè, prima di essere interrotto, con evidente sperpero di soldi pubblici annesso). Qualora la soprintendenza voglia ristrutturare il sito (con effetto immediato e non solo a parole) gli occupanti sarebbero pronti a lasciare il posto, purché lo stesso non venga poi adibito a luogo dove far nascere caffetterie private (come ventilato): è assolutamente impensabile – oltre che antieconomico – che il patrimonio pubblico etneo continui ad essere donato a realtà private.
Perché l’ex convento dei Gesuiti è di tutti e di tutti deve rimanere, ora e sempre.
Per adesso, quindi, quella del Centro Sociale pare un’ottima soluzione: parecchie sono le attività in programma (dalla mostra d’arte permanente, al doposcuola per i bambini del quartiere; dalle attività più ricreative – aperitivi e djset – alle riunioni politiche) in tal senso vi consigliamo di visitare il sito del Collettivo Aleph per rimanere sempre aggiornati.