Il “terremoto” politico di ieri ha raggiunto anche il Colle più alto di Roma. La decisione di Forza Italia di abbandonare la maggioranza sembra, però, non aver impensierito troppo Giorgio Napolitano che, dopo l’incontro avuto ieri sera con Enrico Letta, ha autorizzato il suo ufficio stampa a diramare una nota tutt’altro che allarmata.
“Entrambi (Napolitano e Letta, ndr) – si legge nel comunicato – hanno preso atto della decisione comunicata dai presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia di esprimere voto contrario sulla legge di stabilità su cui il governo ha posto la questione di fiducia. La necessità che ne consegue di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell’attuale governo – continua la nota del Colle – sarà soddisfatta in brevissimo tempo, durante la seduta in corso al Senato, con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia”. Il “disco verde” concesso ieri notte (intorno all’una) dai senatori deve aver rinforzato la serenità del presidente.
Non solo: nel corso della giornata di ieri, Giorgio Napolitano è voluto tornare anche sulla vicende inerente la sua possibile testimonianza nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Intrattenendosi su quella lettera inviata a fine ottobre al presidente della Corte d’Assise di Palermo con la quale – secondo molti osservatori – ha obliquamente chiesto ai giudici di revocare la sua convocazione. “Con la lettera che il presidente della Repubblica ha inviato il 31 ottobre scorso al presidente della Corte di Assise di Palermo – si legge in un’altra nota quirinalizia – si è ritenuto doveroso offrire all’organo giudicante elementi di fatto idonei a valutare più approfonditamente l’utilità della testimonianza del capo dello Stato”.
“La lettera inviata, pertanto, non preannuncia alcuna determinazione del presidente a questo riguardo – viene precisato – Neanche quella di ‘non andare a Palermo’ (come impropriamente si è scritto) per rendere una testimonianza, che comunque dovrebbe, per espresso disposto di legge, essere acquisita nel luogo in cui esercita le sue funzioni, ossia al Quirinale”.