La Procura di Milano ha chiuso ieri le indagini sulla gestione dei rimborsi elettorali della Lega Nord disponendo il rinvio a giudizio per 10 persone, tra cui Umberto Bossi, i figli Renzo e Riccardo, l’ex vicepresidente del Senato, Rosy Mauro, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito.
Le ipotesi di reato formulate contro di loro sono quelle di truffa aggravata ai danni dello Stato e appropriazione indebita. In pratica, i rimborsi elettorali incassati dal Carroccio tra il 2008 e il 2009 non sarebbero stati impiegati per scopi politici, ma messi a disposizione dei Bossi e degli altri indagati che li avrebbero impiegati per fini strettamente personali.
La cifra totale ammonterebbe a 40 milioni di euro: una montagna di soldi mai arrivata nelle casse del partito. Nel dettaglio, lo storico leader Umberto Bossi avrebbe utilizzato il denaro messo a sua disposizione per ristrutturare le case di Gemonio e Roma, per acquistare gioielli e vestiti e per pagarsi le cure dentistiche. Il figlio Renzo, meglio conosciuto come “il Trota”, avrebbe invece investito il suo “gruzzolo” per acquistare una laurea in Albania (al prezzo di 77 mila euro), ma anche per pagare alcune multe. Proprio come il fratello maggiore Riccardo, che con i soldi del partito avrebbe pagato non solo le contravvenzioni, ma anche il leasing della sua auto, oltre all‘abbonamento Sky, alle spese veterinarie, alle rette per l’Università dell’Insubria e alle spese di mantenimento per l’ex moglie.
La notizia ufficializzata ieri dalla Procura di Milano arriva a pochi giorni di distanza dalle primarie del Carroccio (convocate per il 7 dicembre), a cui Umberto Bossi parteciperà come aspirante segretario. “Questa cosa non mi aiuta certo – è stato il laconico commento del Senatur – una cosa che esce proprio adesso mi lascia sconcertato“. “Credo che la cosa si riferisca al fatto che io come segretario ho firmato i bilanci – ha aggiunto Bossi – ma francamente resto sconcertato”.