Matteo Renzi e Maurizio Landini si erano incontrati qualche giorno fa a Firenze (per l’inaugurazione di una mostra fotografica della Fiom) dando l’impressione di essersi cautamente piaciuti. Tra il numero uno del sindacato dei metalmeccanici – portabandiera di molte istanze riconducibili all’ala più intransigente della sinistra – e il nuovo segretario del Pd sembra, infatti, essere scattata una certa sintonia, che ha lasciato un po’ increduli i presenti.
A darne conferma è stato Maurizio Landini in persona che, intervistato oggi dal quotidiano La Repubblica, è tornato a parlare di Renzi con toni tutt’altro che polemici. “Ha un atteggiamento molto più libero sui temi della democrazia, del lavoro, della lotta alla precarietà rispetto a chi lo ha preceduto alla guida del Pd”, ha spiegato il segretario della Fiom. “Renzi vuole voltare pagina, ambisce a diventare premier – ha aggiunto il rappresentante delle tute blu – Mi pare naturale che la Fiom cerchi un confronto con lui nel reciproco rispetto dei ruoli”.
A colpire positivamente il sindacalista sarebbe stato, innanzitutto, il rispetto che il sindaco di Firenze ha dimostrato nei confronti dei meccanismi della democrazia. “Renzi ha usato un processo ampiamente democratico per conquistare la segreteria del Pd – ha riconosciuto Landini – Al contrario, e Renzi lo ha capito, non ci sono più regole democratiche nei luoghi di lavoro. Come segretario del Pd, può decidere che è fondamentale approvare una legge sulla rappresentanza e la democrazia sindacale”.
Ma c’è almeno una questione – quella inerente la proposta di abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – su cui i due mantengono posizioni inconciliabili. “L’articolo 18 è stato già manomesso – ha osservato Landini – Quanti nuovi posti ha creato? Quante multinazionali sono venute in Italia”. Non solo: “Non condivido la parola rottamazione – si è parzialmente smarcato il segretario della Fiom – ma un cambiamento profondo comporta assolutamente anche un cambio di persone”.