“The Butler- Un maggiordono alla Casa Bianca” di Lee Daniels – Dopo una pausa, quest’oggi riprendiamo con il settimanale appuntamento con il cinema. Questa settimana voglio parlarvi di un’opera ricca di attori come il film “The Butler”, distribuito in Italia con il sottotitolo esplicativo Un Maggiordomo alla Casa Bianca, il film è diretto e sceneggiato da Lee Daniels che forse ricorderete per Precious dove fece incetta di nomination e premi nel 2010. La storia si base su un fatto realmente accaduto, Wil Haygood, giornalista e scrittore, nel 2008, nei momenti pre elezione di Obama, cerco e trovò un afroamericano che avesse lavorato alla Casa Bianca e fosse stato testimone del movimento dei diritti civili da dietro le quinte. Proprio prendendo stunto da questa storia, il regista ha creato un film che raccontasse la storia di un nero di umili origini, maggiordomo alla Casa Bianca dal 1957 al 1986. L ‘uomo, Cecil nel film e Eugene nella realtà, è stato testimone della vita privata e delle vicende politiche di 7 presidenti degli Stati Uniti, da Harry Truman fino all’insediamento di Barack Obama. Il film racconta la tenacia e la determinazione di un uomo, che ha avuto il coraggio di cambiare non solo il suo passato, ma anche il futuro di un intero Paese. Attraverso lo sguardo e le emozioni di Cecil Gaines si ripercorrono gli eventi e i cambiamenti della scena socio-politica americana: dall’assassinio di John F. Kennedy e di Martin Luther King, ai movimenti dei Freedom Riders e delle Black Panther, dalla Guerra del Vietnam allo scandalo del Watergate.
Nel cast Forest Whitaker, John Cusack, Jane Fonda, Cuba Gooding Jr, Alan Rickman, Vanessa Redgrave, Robin Williams, Lenny Kravitz e la bella prova della signora della tv americana Oprah Winfrey nel ruolo della signora Gaines. Dal tradizionalista Eisenhower (Robin Williams, molto più simile, a dire il vero, a Harry S. Truman), al giovane e moderno Kennedy (James Marsden), dal pragmatico Lyndon Johnson (ottimo Liev Schreiber) al (come al solito) macchiettistico e cupo Nixon (John Cusack), passando velocemente su Ford e saltando a piè pari il “gregario” Carter, finendo con il grande comunicatore Ronald Reagan tutti vendono raccontati per le loro ossessioni e accanto a loro sempre il maggiordomo che riesce ad adattarsi a ognuno perfettamente. Ma il film non è solo questo, il padre, modello elevato di “house negro”, si scontra con il figlio, prima attivista poi pantera nera e infine deputato democratico fino a comprendere le ragioni e le conquiste delle sue lotte. Il film è molto bello ma l’impressione generale è che Lee Daniels non abbia voluto osare troppo, né mostrando il volto realistico e completo dei presidenti americani rappresentati dei quali ha prediletto solo gli aspetti positivi o bonari né ha voluto puntare il dito in modo troppo deciso nei confronti dell’America.
C’è però un bel passaggio verso la fine del film dove va posto l’accento: la voce narrante di Cecil paragona le piantagioni di cotone ai campi di concentramento in cui furono sterminati milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale e accusa gli americani di essere tuttora dei grandi ipocriti perché giudicano il resto del mondo senza accorgersi della grande miseria fatta di violenza e morte che per 70 anni si è perpetrata nel loro stesso paese. Questo momento, insieme alle battute conclusive del film, in cui vediamo Cecil e suo figlio festeggiare per l’elezione di Barack Obama, sono i momenti più toccanti ed emozionanti del film. Lee Daniel riesce, infatti, a farci immedesimare bene nella vita di quest’uomo che ha cercato con dignità di migliorare la propria vita: vittima della violenza nelle piantagioni di cotone, riesce a vedere un uomo di colore diventare Presidente della nazione che lo aveva segregato come “razza” inferiore. Un film bello, ben girato, ben interpretato ma senza particolari guizzi di fantasia!