Attendono da tempo una risposta dal governo, i lavoratori dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese (chiuso nel 2011) che hanno raggiunto due giorni fa la Capitale, insieme ad alcuni amministratori locali e ai rappresentanti sindacali.
Rivendicano la messa in atto di quel piano di ricollocamento che dovrebbe ridare pace ai 1.200 lavoratori della Fiat e dell’indotto “scaricati” il 31 dicembre del 2011 e ai nuovi 174 lavoratori degli indotti Lear e Clerprem (specializzati nell’imbottitura dei sedili) che dal primo gennaio sono in cassa integrazione. L’incontro che si è svolto al Ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del sottosegretario Claudio De Vincenti, non ha soddisfatto nessuno e per questo la delegazione siciliana ha deciso di alzare il tiro.
Sindacalisti e amministratori locali, capitanati dal sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, hanno occupato una sala del Mise pretendendo l’interessamento diretto di Palazzo Chigi. “La vertenza è in una situazione di grande difficoltà – ha spiegato il primo cittadino di Termini Imerese – dopo 4 anni, non ci sono quelle prospettive di reimpiego che ci erano state assicurate”. “Vogliamo sentirci dire che le istituzioni ci sono e stanno dalla parte lei lavoratori e di un territorio che si sente tradito dal governo”, ha rincarato Burrafato.
Un appello accorato, a cui ha risposto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, che ha raggiunto i sindaci “occupanti” al telefono per rassicurarli. “Salutiamo con grande favore la presa di posizione del sottosegretario Patroni Griffi – ha dichiarato il sindaco di Termini Imerese – che ci ha assicurato che al prossimo tavolo (convocato il 14 febbraio, ndr) ci sarà la presidenza del Consiglio“.