“Il lavoro c’è, soprattutto in determinati settori, ma i giovani non sempre sono abbastanza determinati a cercarlo”: parola di John Elkann, classe 1976, rampollo della prestigiosissima famiglia Agnelli.
Il presidente della Fca (ex Fiat), ma anche della Exor e della Fondazione Giovanni Agnelli, non sembra aver dimenticato la lezione dell’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, che in un’incauta dichiarazione definì anni fa “bamboccioni” i giovani italiani che faticavano (a suo giudizio) a staccarsi dalla gonnella della mamma. Un’analisi sostanzialmente condivisa da John Elkann che ieri, a confronto con gli studenti delle scuole di Sondrio, ha detto: “La difficoltà nel trovare un impiego non è solo legata alla mancanza di domanda, spesso è l’offerta a latitare. Molte opportunità sono i giovani a non volerle cogliere perché non hanno la giusta ambizione oppure perché stanno bene a casa“.
Non solo: “Il pessimismo non serve – ha spiegato il nipote dell’Avvocato – il mondo oggi è migliore di quello dei nostri genitori, la differenza sta nell’approccio che può essere di paura o coraggio. Nella faccenda Fca siamo riusciti a entrare in America, opportunità che abbiamo deciso di cogliere per dare impulso a un’attività che, in Italia, avrebbe continuato a soffrire”. E per silenziare le polemiche legate al trasferimento delle sedi legali e fiscali all’estero, che (è il parere di molti) hanno compromesso l’italianità del marchio: “Grazie a quest’operazione, Fiat è sempre più italiana – ha invece affermato Elkann – Con la forza data dal gruppo Fca, oggi può fare in Italia molto più di prima, quando la sopravvivenza era in forte dubbio”.
La diagnosi del presidente della Fca sulla situazionale (dis)occupazionale dei giovani italiani non poteva non suscitare reazioni. A bacchettare il rampollo di casa Agnelli è stato per primo il deputato di Sel, Giorgio Airaudo: “Credo che l’erede più rappresentativo della famiglia Agnelli abbia perso un’occasione per tacere – ha osservato l’ex sindacalista – Quando si hanno le sue fortune e le sue facilità di scelta, bisognerebbe avere più rispetto e più comprensione per chi, giovane, cerca ogni giorno di costruirsi e inventarsi un futuro in un Paese dove il lavoro si riduce, si precarizza e si svaluta. Ma soprattutto – ha rincarato Airaudo – dovrebbe dirci, ricordando suo nonno, cosa fa lui perché i giovani abbiano un lavoro in Italia e non negli Stati Uniti”.
Non meno tranchant il commento del responsabile Lavoro della Lega, Massimiliano Fedriga: “Se John Elkann avesse vissuto da ragazzo normale, conoscendone le difficoltà, oggi non parlerebbe così – ha tagliato corto il leghista – Anzi farebbe parte del 42% di giovani disoccupati italiani”.