Immaginate un uomo che, prima di portarla all’altare, chieda alla sua promessa sposa di liberarsi di tutta la “zavorra” che ha fin lì segnato la sua esistenza. La richiesta che – stando ad alcune voci circolate nelle ultime ore – la compagnia aerea Etihad avrebbe fatto ad Alitalia sarebbe, in qualche modo, assimilabile alla situazione appena prospettata.
In pratica la compagnia di Abu Dabhi – che, come è noto, sta da tempo trattando per l’acquisizione di una fetta importante delle quote di Alitalia (intorno al 45%) – avrebbe spiegato, senza troppi giri di parole, di essere interessata solo alla parte sana della compagnia e di non voler farsi carico di tutti quei debiti e contenziosi legali che hanno portato Alitalia-Cai al collasso.
L’ipotesi (non confermata ufficialmente) di procedere con la costituzione di una “good newco” di cui Etihad sarebbe il principale partner e con lo scorporo della “bad company” a cui dovrebbero badare solo i soci di Cai non piace affatto al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. “La bad company con l’intervento dello Stato è un tema inaccettabile e non condiviso dal governo – ha detto – Il tema semmai è quello di un rilancio industriale della compagnia dove i privati investono con efficienza e lo Stato, se può, deve fare un passo indietro”.
Maggiori informazioni si avranno oggi. L’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, e il presidente di Cai-Alitalia, Roberto Colannino, stanno infatti per raggiungere il numero uno di Etihad ad Abu Dabhi e, a conclusione dell’incontro, verranno presumibilmente ufficializzate le condizioni dell’atteso “sposalizio”. O semplicemente annunciata l’impossibilità di procedere con le trattative. Tutto dipenderà dalle “pretese” che gli arabi avanzeranno e dalla disponibilità degli italiani ad accettarle.