Il Prodotto interno lordo dell’Italia, ossia il valore che misura l’effettiva ricchezza del nostro Paese, dovrebbe crescere quest’anno dello 0,6%. A prevederlo sono stati ieri sia la Commissione europea che l’Istat.
Partiamo da Bruxelles che, dopo un calo dell’1,9% registrato nel 2013, ha prefigurato per il Bel Paese una crescita del Pil pari allo 0,6% per quest’anno e pari all’1,2% per l’anno prossimo. Stime leggermente più contenute rispetto a quelle fornite dal governo Renzi (notoriamente “ottimista”) che ha previsto per l’anno in corso una crescita del Pil dello 0,8% e dell’1,3% per il 2015.
Il documento fornito ieri dalla Commissione europea ha preferito non indugiare troppo sulle misure che l’esecutivo italiano intende mettere in campo per “risalire la china”, ma una certa cautela nell’esprimere un parere completamente positivo è stata comunque percepita: “Le annunciate misure di tagli fiscali ai dipendenti con salari bassi e di revisione della spesa pubblica – si legge nel report di Bruxelles – non sono state inglobate nelle previsioni relative al 2015 poiché i dettagli non sono ancora stati pienamente precisati”.
Anche per l’istituto nazionale di statistica, il Pil del nostro Paese dovrebbe crescere quest’anno dello 0,6% per raggiungere risultati più soddisfacenti negli anni a seguire: +1% nel 2015 e +1,4% nel 2016. E un trend positivo dovrebbe seguire anche il tasso della disoccupazione che dovrebbe passare dal 12,7% di quest’anno al 12,4% dell’anno prossimo (-0,3%).
Pallidi miglioramenti l’Istat ha, infine, registrato anche sul fronte della spesa delle famiglie che, dopo tre anni di contrazione, potrebbe tornare a crescere dello 0,2%. “Il clima di fiducia risulta in recupero – ha osservato l’istituto di statistica – supportato dal miglioramento dei giudizi sulla situazione economica del Paese e, per la prima volta da oltre un triennio, dalle valutazioni sulle condizioni economiche della famiglia e sulle prospettive del mercato del lavoro”. Seppure l’incidenza che il bonus di 80 euro avrà sulle abitudini di consumo dei beneficiari, ha precisato l’Istat, sarà presumibilmente minima.