D’Alema dixit: Renzi funziona, ma appanna il Pd

D'Alema e Renzi

 

Massimo D’Alema è forse il “rottamato” più influente della politica italiana, il big che Matteo Renzi ha “perseguitato” con maggiore pervicacia e successo. I due non si sono mai amati. Anzi: pur riparandosi dietro dichiarazioni più o meno corrette, hanno sempre dato prova della loro distanza politica e umana.

Da una parte il rampante premier-segretario; dall’altro lo spocchioso ex capo di governo che tratta adesso di faccende internazionali: le loro strade sembrano destinate a non incontrarsi più, ma talvolta capita il contrario (Renzi è, ad esempio, recentemente intervenuto alla presentazione dell’ultima fatica editoriale dell’ex numero uno del Copasir).

Intercettato ieri al Salone del Libro di Torino, un insolitamente disponibile Massimo D’Alema si è concesso ai microfoni dei giornalisti per parlare un po’ di tutto. Di Renzi certo, ma non solo.

L’ex presidente del Consiglio ha, infatti, consegnato i suoi pronostici sull’immediato futuro, vaticinando scarsi risultati elettorali al Movimento 5 Stelle“Mi pare che Grillo sia in grande crescita più sui giornali che nella realtà – ha subito affondato D’Alema – Certamente il fatto che raccolga significativamente il voto dei giovani è un fatto preoccupante, ma non è una novità. Il declino di Berlusconi mette in campo una sorta di erede di Berlusconi – ha spiegato l’ex dirigente del Pd – purtroppo Berlusconi aveva, anche lui, la maggioranza del voto dei giovani, ma sono convinto che una parte dei giovani, quando diventa un po’ più adulta, cambia voto”.

“Piuttosto – ha aggiunto il presidente di Italianieuropei – la particolarità italiana è che il nostro è uno dei pochi Paesi europei dove c’è un grande partito di governo che viene dato in forte crescita”. “Dai sondaggi sembrerebbe emergere, come fatto nuovo – ha insistito D’Alema – la crescita del Pd, certamente legata alla figura del presidente del Consiglio, che viene visto anche in Europa come una novità”. 

Un riconoscimento che sembrerebbe seppellire l’ascia di guerra tra i due, se non fosse che l’ex ministro degli Esteri, interpellato dai cronisti sulla “reggenza” renziana del Pd, ha sentito il bisogno di precisare: Rimango dubbioso sulla visione che Renzi ha del partito che, con lui a Palazzo Chigi, si sta appannando e destrutturando”