Ci sono voluti 9 mesi per risolvere la vertenza Electrolux; un “parto” che sembra, però, essersi concluso nel migliore dei modi. Azienda e sindacati hanno ieri definito i contenuti del testo d’intesa che hanno poi sottoposto all’attenzione del ministero dello Sviluppo economico e delle amministrazioni locali che ospitano i 4 stabilimenti italiani del gruppo.
Alla fine tutti hanno concesso il loro benestare, agevolando le operazioni di chiusura della vertenza che dovrebbe essere formalizzata oggi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ma cosa prevede l’accordo così faticosamente raggiunto? Innanzitutto il mantenimento dei 4 stabilimenti in Italia e la mancata riduzione dei salari dei dipendenti. Per evitare i licenziamenti, si farà ricorso ai contratti di solidarietà (che dovrebbero coinvolgere circa 4 mila addetti) e si favoriranno misure alternative come quelle dei prepensionamenti e degli esodi incentivati.
L’azienda, da parte sua, ha ottenuto un incremento dei livelli di produttività (a Solaro, Forlì e Susegana si produrranno più pezzi all’ora, mentre a Porcia si ridurrà la pausa da 10 a 5 minuti) e il taglio del 60% dei permessi sindacali. E a migliorare lo “stato di salute” degli stabilimenti italiani dell’Electrolux dovrebbero contribuire anche gli incentivi ministeriali, il taglio dell’Irap da parte della Regione Friuli Venezia Giulia (per lo stabilimento di Porcia che ha rischiato più di tutti) e la decontribuzione del 35% dei contratti di solidarietà da parte del governo.
Non solo: “L’accordo – si legge nel comunicato diffuso ieri dal Mise – prevede, tra l’altro, investimenti per circa 150 milioni di euro destinati per il 60% ad innovazioni di prodotto e per il rimanente 40% ad interventi anche innovativi sul processo produttivo e la salvaguardia di tutte le linee di prodotto. Ciò consentirà il mantenimento in attività dei quattro stabilimenti del gruppo Electrolux sul territorio nazionale e la garanzia dei posti di lavoro”.