La notizia è passata un po’ in secondo piano, fagocitata dal trambusto politico che, come spesso accade, monopolizza l’attenzione generale, ma qualche giorno fa, nel sito archeologico più bello del mondo, quello di Pompei, si sono verificati due nuovi crolli.
Tecnicamente si è trattato di due cedimenti avvenuti in una bottega che si trova nella Regio VII, insula 3, civico 37. Due cedimenti che, stando a quanto riferito dagli esperti, avrebbero interessato delle strutture “moderne”, ovvero delle porzioni che erano già state restaurate (evidentemente male) e che – si presume – non abbiano retto alle piogge battenti degli ultimi giorni.
Un danno sicuramente più contenuto rispetto a quello della Schola Armaturarum, drammaticamente “collassata” nel novembre del 2010, ma che non deve per questo essere trascurato. Come ha dichiarato il soprintendente Massimo Osanna: “Qualsiasi incidente del genere a Pompei non può essere minimizzato, seppur di portata limitata. Tuttavia – ha precisato Osanna – è bene ricordare che si tratta di un’area estremamente estesa, in cui tali episodi sono da considerarsi fisiologici e che attraverso il ‘Grande Progetto Pompei’ si sta cercando di monitorare ed intervenire su ogni zona del sito archeologico”.
Il “Grande Progetto Pompei” è un progetto di restauro e manutenzione finanziato dall’Unione Europea con un investimento di 105 milioni di euro da spendere entro il 2015. Il bando di gara è già stato aggiudicato, ma i lavori non sono ancora partiti, a causa di un ricorso avviato nei confronti della ditta vincitrice. Un “incidente di percorso” che potrebbe causare il mancato rispetto della deadline (data di scadenza), con conseguenze imperdonabili sulla “riabilitazione” e valorizzazione del sito.
Ma non solo: nei giorni scorsi, i lavoratori di Pompei si sono organizzati in un’assemblea sindacale che ha colto di sorpresa i turisti rimasti per ore davanti ai cancelli. Una mossa, quella dei sindacati locali, stigmatizzata un po’ da tutti, anche dal ministro della Cultura, Dario Franceschini: “Io sono il primo a voler rispettare i diritti sindacali – ha detto – ma non è possibile pensare che un’assemblea blocchi il sito e lasci fuori centinaia di turisti sotto il sole”. “I musei sono un servizio pubblico come lo sono i treni e gli aerei – ha aggiunto Franceschini – e per Pompei abbiamo gli occhi di tutto il mondo addosso. Questa chiusura rischia di vanificare il lavoro di tanti”.
I rapporti tra le amministrazioni e i rappresentanti dei lavoratori di Pompei, che rivendicano maggiori diritti (a partire dall’aumento dei salari e dal minor carico di lavoro) non sono affatto distesi. E gli ultimi crolli verificatisi nel sito hanno riacceso le polemiche: “Se l’amministrazione vuole dare risposte concrete al futuro dell’area archeologica di Pompei, anziché perdere tempo a criticare sindacalisti e lavoratori che rivendicano i propri diritti – ha dichiarato Antonio Pepe delle Rsu Scavi – avrebbe dovuto favorire, già da tempo, interventi di restauro e preoccuparsi per nuove assunzioni di operai”.
“Non si può che ribadire – ha continuato Pepe – l’esigenza di assumere al più presto personale operaio altrimenti non si arginerà il problema della conservazione. Anche gli interventi previsti dal ‘Grande Progetto Pompei’ rischiano di essere uno spreco di soldi – ha paventato il sindacalista – se non seguiti successivamente da un costante monitoraggio e dalla manutenzione ordinaria“.