Che fine ha fatto il decreto salva-Electrolux?

Accordo Electrolux

 

A metà maggio si ritrovarono tutti nella stanza del premier per festeggiare il successo di un accordo raggiunto con grande fatica. A distanza di quattro settimane, quei festeggiamenti rischiano, però, di risultare prematuri, dal momento che del cosiddetto decreto “salva-Electrolux” – quello che sancì il rasserenamento dei rapporti tra le istituzioni, i sindacati e l’azienda intenzionata a delocalizzare e a licenziare – non ce n’è ancora traccia.

Il testo, che prevede l’investimento di 15 milioni di euro, si sarebbe arenato sulle scrivanie dei tecnici ministeriali. Con grande preoccupazione dei sindacati, che temono di scovare “sorprese dell’ultima ora” sulla versione finale (non ancora consegnata) del provvedimento. Il piano avrà effetto retroattivo, dal momento che l’intesa è stata siglata oltre un mese fa? – si chiedono i rappresentanti dei lavoratori – E avrà una validità di 4 anni, come stabilito al tavolo delle trattative? Domande a cui, per il momento, è impossibile rispondere in maniera ferma.

Resta sullo sfondo, il trionfo di sorrisi e di abbracci che hanno fatto da cornice alla certificazione dell’intesa firmata a metà maggio a Palazzo Chigi. Quell’intesa di cui il premier Matteo Renzi si è intestato il successo, dimenticando i negoziati che da parecchi mesi ormai (ben prima del suo arrivo alla presidenza del Consiglio) erano stati avviati sul caso Electrolux. Un caso che rischia di rimanere irrisolto, o per lo meno segnato da una politica degli annunci a cui spesso non fanno seguito i fatti.