Sei mesi lunghissimi, tremendi, da fiato sospeso, durante i quali disperazione e speranza si sono tenuti a braccetto in un’altalena infinita di emozioni. Sono passati sei mesi da quella mattinata che doveva essere spensierata sulle piste sciistiche di Meribel. Michael Schumacher, il figlio Mick e alcuni amici a divertirsi a disegnare curve sulla neve. Poi, all’improvviso, in un tratto di fuoripista percorso chissà quante altre volte, gli sci che incocciano una roccia nascosta, la perdita d’equilibrio, la testa che con tutto il peso del corpo sbatte su un’altra roccia.
Da sei mesi il dramma di Michael Schumacher è anche quello di tutti i suoi tifosi che in tutto il mondo aspettano notizie positive sul recupero del campione di Jordan, Benetton, Ferrari e Mercedes. Due operazioni al cervello nei primissimi giorni, la vita a lungo appesa a un filo, il coma indotto, le notizie sulle sue condizioni che filtravano con il contagocce tra mille voci incontrollate, il lento risveglio: questi sono stati gli ultimi sei mesi di Schumi, che due settimane fa ha lasciato l’ospedale francese di Grenoble per proseguire la delicata fase della riabilitazione a Losanna, alla clinica Vaudois specializzata nel recupero neurologico.
Qui, non lontano dalla sua casa di Gland, Schumacher ha cominciato il lunghissimo cammino per tornare un giorno, si spera, a vivere una vita normale.
Nel frattempo, continuano le indagini della polizia sul misterioso furto della sua cartella medica che ignoti avrebbero cercato di vendere la scorsa settimana a media europei. La cartella sembra essere stata fotografata con un cellulare durante il trasferimento del campione da Grenoble all’ospedale di Losanna in elicottero il 16 giugno e offerti per 50.000 euro a diversi media via mail.