Berlusconi va o rimane?

Silvio Berlusconi

 

Diciamoci la verità: Silvio Berlusconi, il “reuccio” della politica nostrana che per quasi due decenni ha monopolizzato l’attenzione dei media sulle sue “gesta” pubbliche e private, non è più quello di una volta. Da quando la condanna per frode fiscale si è abbattuta su di lui costringendolo, tra l’altro, fuori dall’Aula di Palazzo Madama, niente è stato più come prima. O meglio: le cose si sono decisamente complicate.

Soprattutto per il suo partito che, rimasto sostanzialmente acefalo, non riesce a indicare un nuovo leader. E si muove con disagio tra i marosi della politica 2.0 che porta alla ribalta figure nuove (o presunte tali) intente a cambiare verso. Del resto, prima di lui, molti altri illustri rappresentanti della politica old style hanno perso visibilità. Tra tutti: l’ex scudocrociato di ferro Pierferdinando Casini, scomparso dai radar da mesi, o il padanissimo Umberto Bossi, di cui non si hanno più notizie da quando Matteo Salvini è entrato nella plancia di comando della Lega.

L’elenco sarebbe lunghissimo, ma non vogliamo soffermarci su questo. Quanto piuttosto sulla specifica situazione dell’ex Cavaliere che ieri è stato raggiunto da due nuove cattive notizie sul fronte giudiziario. La prima proveniente da Milano, la seconda da Bari. Dal Nord: la richiesta, formalizzata dal sostituto procuratore Piero De Petris, di confermare in appello la condanna a 7 anni di reclusione nel “processo Ruby”; dal Sud: la richiesta di rinvio a giudizio nel procedimento sul “caso escort” in cui Silvio Berlusconi – è l’potesi formulata dall’accusa – avrebbe pagato Giampaolo Tarantini per tacere sull’identità delle sue chiacchierate ospiti ad Arcore.

Due nuove tegole cadute addosso all’ex leader del centrodestra che, raccontano i beninformati, avrebbe però incassato con grande serenità. Ma è davvero così? E soprattutto: i nuovi guai giudiziari che si profilano per l’ex premier decreteranno la sua definitiva uscita di scena? Difficile dirlo. Di certo, da quando Silvio Berlusconi non è più parlamentare, ha centellinato le sue apparizioni televisione (fatta eccezione per la campagna elettorale delle scorse Europee che lo ha rincoronato “prezzemolino” del piccolo schermo), affidando al ben meno carismatico Giovanni Toti l’incarico di rappresentare le posizioni di Forza Italia al cospetto di telecamere e taccuini.

Ma è pur vero che è stato Silvio Berlusconi in persona a varcare, lo scorso 18 gennaio, l’ingresso della sede del Pd in cui è stato suggellato il leggendario “patto del Nazareno”. Un fatto di primaria importanza, che certifica come il non ancora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, avesse allora riconosciuto in Silvio Berlusconi l’unico interlocutore forte del centrodestra con cui poter negoziare sulle riforme. Un riconoscimento, quello del segretario del Pd, che testimoniò come il Cavaliere decaduto fosse ancora considerato una pedina importante dello scacchiere politico nazionale, in grado di porre condizioni sul percorso di cambiamento del Paese indicato dall’ex sindaco di Firenze. E oggi? E’ ancora così? Berlusconi rimarrà protagonista (magari dietro le quinte) della scena politica nostrana o è destinato a congedarsi per sempre dal suo “pubblico”?