Statali: gli stipendi restano bloccati

P.A.: MADIA, PIU' MERCATO PER DIRIGENTI E MOBILITA' VERA

 

Non c’è quattro senza cinque. La doccia gelata per i dipendenti statali italiani è arrivata ieri, attraverso le dichiarazioni della più “raffaelliana” delle ministre, la responsabile della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che ha chiuso alla possibilità di concedere loro aumenti nel 2015.

Per il quinto anno consecutivo, dunque, (gli stipendi sono bloccati dal 2010), l’esercito dei lavoratori pubblici continuerà a percepire lo stesso importo. Nonostante l’aggravarsi della crisi, che erode il potere d’acquisto degli italiani, e il continuo inasprirsi della pressione fiscale. Alla base della scelta ufficializzata ieri dal ministro Madia, la più prevedibile delle ragioni: la necessità, per il governo, di “fare cassa” per continuare a elargire ai meno abbienti il bonus di 80 euro introdotto dallo scorso mese di maggio. “In questo momento di crisi, le risorse per sbloccare i contratti a tutti non ci sono – ha tagliato corto il ministro – Prima di tutto, guardiamo a chi ha più bisogno e confermiamo gli 80 euro, che andranno anche ai lavoratori pubblici”. 

La cifra che l’esecutivo spera di risparmiare, dal quinto blocco consecutivo degli stipendi statali, si aggirerebbe intorno ai 5 miliardi di euro, ma le “perdite” per i lavoratori sarebbero davvero significative. A fare due calcoli ci hanno pensato i sindacati: secondo la Cisl e la Cgil, l’ennesimo blocco agli stipendi costerà a ogni dipendente pubblico 4.800 euro (4.200 fino al 2014). Soldi in meno nelle tasche dei lavoratori che, in tempi di crisi come questi, determineranno un’ulteriore flessione dei consumi. Da qui la reazione allarmata e stizzita delle sigle sindacali che, dopo aver bocciato senza appello la mossa governativa definendola “intollerabile”, hanno già annunciato mobilitazioni.