Se i redditi delle famiglie italiane restano inchiodati ai valori di 30 anni fa e nel contempo il prezzo di beni e servizi continua fisiologicamente a salire, ciò che ne deriva è il costante impoverimento degli italiani il cui potere d’acquisto (ovvero la possibilità di comperare senza troppi pensieri) viene inesorabilmente eroso.
E’ questo il quadro che emerge dall’ultimo rapporto realizzato da Confcommercio sui consumi degli italiani il cui reddito medio – lo ripetiamo – è risultato preoccupantemente simile a quello registrato nel lontano 1986 (17.400 euro nel 2013, 17.200 quasi trent’anni fa). Di più: negli ultimi sette anni, dal 2007 al 2013, il reddito disponibile pro capite è sceso del 13,1% (2.590 euro a testa), mentre i prezzi hanno continuato a salire fino a raddoppiare.
Da qui la necessità, per un numero sempre più esteso di connazionali, di economizzare su tutto e di evitare le spese considerate superflue. Una corsa al risparmio che ha riportato i consumi ai livelli del 1997 e che, nel dettaglio, ha fatto registrare un calo considerevole per quanto riguarda la spesa domestica (-4,6% rispetto al 2007), i pasti dentro e fuori casa (-4,1%), i viaggi e le vacanze (-3,8%) e la cura di sé e la salute (-3,5%), con un picco più che significativo per il consumo di vestiti e calzature, crollato del 6,3%.
Unica nota positiva: i servizi, i cui consumi sono cresciuti quasi costantemente in 20 anni fino a raggiungere il record del 53% nel 2013. Discorso diverso per i beni commercializzabili (alimentari, abbigliamento, calzature, mobili, auto, ecc..) che hanno subito una flessione non da poco passando dal 51,4% del 1992 al 39% del 2014, mentre tra i beni obbligati, a “spopolare” è stata la casa che ha fatto registrare un aumento della spesa di 6 punti percentuale passando dal 17,1% del 1992 al 23,9% del 2014.
Troppo poco per incoraggiare ottimismo. La situazione generale desta, infatti, molte preoccupazioni tanto che, a conclusione della presentazione della nota illustrata ieri, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sentito il bisogno di chiosare rimarcando la necessità di estendere il bonus di 80 euro concesso dal governo a tutti i lavoratori (anche gli autonomi) e di intervenire su quella che è considerata la priorità assoluta: la riduzione delle tasse che soffocano i consumi.
A dargli man forte Federconsumatori e Adusbef: “I dati diffusi da Confcommercio confermano in pieno quanto denunciamo da anni: la grave perdita del potere di acquisto delle famiglie ed il conseguente calo dei consumi, persino di quelli più necessari”, hanno ribadito in una nota.