Nell’Italia che continua a impoverirsi, il divario tra chi stenta ad arrivare a fine mese e chi vanta, invece, compensi da capogiro si fa sempre più marcato. A certificarlo uno studio realizzato dalla Fisac Cgil (Federazione italiana sindacato assicurazione credito) significativamente intitolato “Poveri salari”.
Questo il quadro tracciato: negli ultimi 13 anni, stando a quanto rilevato dalla federazione, il bilancio medio di una famiglia italiana costituita da due lavoratori dipendenti è sceso di 8.312 euro, mentre quello di una famiglia di imprenditori o liberi professionisti è salito di 3.142 euro. Una differenza legata, in gran parte, al costante aumento della pressione fiscale che, abbattendosi con particolare veemenza sul lavoro dipendente, ha reso sempre meno pesanti i portafogli di molti italiani.
Non solo: nel suo studio, la Fisac Cgil ha rilevato che un lavoratore italiano medio guadagna 1.327 euro netti al mese (un tedesco ne guadagna mediamente 6 mila in più all’anno), ma tra i sei e i sette milioni di connazionali portano a casa a fine mese un compenso che non supera i mille euro. Chi? Principalmente i giovani. “Il salario di un giovane neolaureato, peraltro mediamente precario – ha precisato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale – se va bene oscilla tra gli 800 e i 1000 euro mensili fino a 35 anni. Mentre oltre sette milioni di pensionati percepiscono meno di 1.000 euro mensili”. Una situazione, quella “radiografata” dalla federazione, ribaltata rispetto al passato: “Un giovane degli anni ’70 – ha aggiunto Megale – guadagnava mediamente il 10% in più della media nazionale, negli anni della crisi invece ne porta a casa il 12% in meno”.
Ma c’è a chi le cose vanno più che bene: “Nel 1970, un manager guadagnava 20 volte più di un operaio mentre oggi arriviamo a picchi oltre le duecentocinquanta volte”, ha osservato il segretario della Fisac. Che ha focalizzato l’attenzione sul divario che separa un lavoratore dipendente, che porta a casa un salario annuo medio di 28.593 euro, e un top manager che può, invece, fare affidamento su un’entrata di 6,5 milioni di euro. Come dire che per raggiungere lo status dei manager “paperoni”, i dipendenti italiani dovrebbero “sgobbare” per più di due secoli: 225 anni, per essere precisi.