Ieri pomeriggio alle ore 16, presso la sala stampa del centro sportivo di Torre Del Grifo, è stato presentato il nuovo allenatore del Catania, mister Giuseppe Sannino, subentrato all’esonerato Maurizio Pellegrino, tornato a coprire il ruolo di responsabile del settore giovanile.
“Buonasera, se sono qui è perché qualcosa non è andato, e non va. Il mio primo pensiero va a mister Pellegrino che mi ha preceduto. Sono un allenatore atipico, sono appena tornato dall’Inghilterra e avrei voluto che il Catania non si trovasse in questa situazione e l’obiettivo è quello di ritornare nella massima serie”.
Il cambiamento che apporterà alla squadra quanto sarà mentale e quanto tattico? Dobbiamo lavorare e fare sentire questi ragazzi i protagonisti di un progetto importante come quello del Catania, dobbiamo aiutarli tutti insieme nel renderli consapevoli di avere le sorti e gli oneri di una società prestigiosa come questa, dobbiamo fare il meglio, devono capire il momento che stanno vivendo. Sono un allenatore di sentimento e capisco quanto sia fondamentale farli sentire importanti adesso.
Lei pensa col tempo di cambiare qualcosa sull’aspetto tattico? I moduli lasciano il tempo che trovano. L’importante è la mentalità adesso, quello che chiedo è di essere superiori agli avversari tutti insieme con la corsa e la voglia di vincere. Una persona intelligente non può stravolgere tutto in poco tempo, il Catania è come un bambino, dobbiamo essere bravi a non fare morire il bambino, ma farlo crescere.
Si sente un allenatore vecchia scuola, come è stato definito in Inghilterra? Voglio essere un allenatore, non un manager, bisogna sentirsi felici quando si fa qualcosa e in Inghilterra non era così, c’è una mentalità particolare. Volevo tornare a casa mia, in Italia. Quando si prende un impegno con una città così importante bisogna lavorare tanto e a me non spaventa il lavoro.
Concretezza, razionalità o estro, qual è il suo calcio? In questo momento conta la concretezza, il resto non conta dobbiamo vedere la porta avversaria e buttarla dentro.
D’Agostino l’ha definita molto antipatico come mister, e come uno che cura molto la fase difensiva.
Se mi trovano antipatico mi fa piacere, non voglio essere amico di nessuno, i giocatori sono professionisti e devono esserlo in ogni occasione. Sulla fase difensiva dobbiamo essere più attenti, domani (oggi, ndr) saremo in ritiro qui e cercheremo di perfezionare tutti i meccanismi, il campionato è lungo, dove non conta il nome ma contano la capacità, il dinamismo, dobbiamo dimenticare l’io e pensare al noi, e le partite che andremo a giocare. Gli avversari ci aspetteranno perché sanno chi siamo, giocheremo con gente sconosciuta che sa chi siamo, è una categoria per quelli che hanno fame, che voglio emergere, più siamo veloci a calarci in questa mentalità prima potremo toglierci le giuste soddisfazioni.
Cos’ha pensato quando le hanno detto di venire a Catania, come considera l’organico della squadra?
Ognuno di noi ha un modo di interpretare il calcio, di allenare, una sua personalità. In questi giorni ho visto la paura, questa falsa partenza innesca un meccanismo vizioso in cui le certezze che si avevano rischiano di essere minate. Il compito principale è quello di dare sicurezza. La vittoria è la migliore medicina, la sconfitta porta tensione. Non voglio stravolgere ma fare di tutto per aiutare la squadra. Quando mi hanno chiamato non ci credevo, ci sono tanti allenatori bravi e mi sento onorato, c’è una tifoseria calda qui e tutti insieme dobbiamo essere bravi a tornare dove merita questa società e sarà il campo a darci le giuste risposte.
Il passaggio da Palermo a Catania come l’ha vissuto?
Palermo è una città che mi ha dato, tolto e ridato, fa parte della vita e del calcio. C’è una rivalità sana tra le tifoserie, ora sono qui e voglio lasciare il segno come penso di aver fatto lì.
La sua infanzia tribolata ha forgiato il suo carattere, questa forza l’ha trasmessa nel suo modo di fare calcio? Qui ho trovato una cultura del lavoro, seri professionisti e a volte nel calcio, nonostante dai il meglio, non riesci a vincere. Noi sappiamo che possiamo lavorare benissimo, dobbiamo lottare sempre e uscire dal campo a testa alta. Arrivare in A può essere semplice, ma restarci è difficile. Bisogna sempre ricordarsi da dove si viene e che siamo fortunati a fare questo mestiere, quello che voglio è entrare in campo senza nome sulla maglia e ogni volta che vinciamo mettere una vocale o consonante e a fine campionato leggerlo per intero sulla maglia. Dobbiamo essere spregiudicati, essere capaci di capire che il calcio è gioia in certi momenti, di tensione in altri ed essere consapevoli che c’è una città, tanti cuori che battono per questa maglia.
Che impressione le ha fatto la squadra? Il Modena è l’avversario giusto per il suo debutto? Quale il ruolo di Rosina?
Non conta l’avversario che si affronta, ho uno staff di collaboratori che lavora benissimo e per ora non voglio parlare dei singoli. Rosina è un ragazzo straordinario, per ora non conta dove schiero i singoli ma come si pongono, la voglia in tutti loro, conta essere tutti insieme adesso.
Il Catania è passato in poco tempo dall’ottavo posto in serie all’ultimo in serie b, cosa fare in questi casi?
Il campionato l’anno scorso a un certo punto è stato segnato, c’è poco da parlare, la classifica ora non la guardo, ognuno di noi deve capire che momento sta vivendo, solo così se ne esce fuori, la voglia di dare tutto, soprattutto parlo dei giocatori che sono rimasti qui dopo la retrocessione della stagione scorsa, perché vogliono riscattarsi.
Da quali giocatori si aspetta di più? Tra cinque giornate dove può arrivare questa squadra?
L’unico aspetto che mi interessa al momento è la prossima partita, penso solo a quella. Se pensiamo troppo in avanti sprechiamo energie.
Sarà lei ad adattarsi alla squadra o la squadra ad adattarsi a lei?
Difficilmente io posso stravolgere tutto all’inizio, ma posso stravolgere il modo di pensare. Il calciatore deve pensare allo stesso modo dell’allenatore, avere bene in mente l’obiettivo, noi dobbiamo giocare e guadagnarci le vittorie. In tutte le partite dobbiamo lottare, sudare, arrabbiarci correndo più degli altri. Dobbiamo guardare tutti in questa direzione. Non sono un mago, voglio aiutare la squadra a vivere il calcio in modo intelligente sotto l’aspetto tattico, mi piace guadagnarmi la pagnotta, primeggiare contro tutti.
Mister, qual è la durata del suo contratto?
Ho firmato un contratto annuale, la società mi ha offerto un pluriennale, ma io credo ai progetti duraturi, è importante fare un passo alla volta. Ringrazio la società, se le cose andranno bene non c’è bisogno di pensare, io penso solo a fare bene e a fine campionato, in base ai risultati, riparleremo del mio contratto.
Ora la parola passa all’amministratore delegato Cosentino, presente anch’egli alla presentazione del nuovo mister.
Perché la scelta di Sannino?
Abbiamo scelto il mister perché riteniamo sia la persona giusta in questo momento difficile. Una persona pragmatica, con un grande carattere che ha collezionato quasi 400 partite nei campionati professionistici italiani, adatta a questa situazione.
La squadra è completa sotto tutti i punti di vista?
Si, assolutamente. Non è un problema di organico.
Cosa può essere successo?
Il calcio non è una scienza esatta. In questi momenti c’è bisogno di veri uomini, come lo è stato mister Pellegrino, come ci sono nella società, per uscire fuori da questa brutta situazione.
Cosa si rimprovera a Pellegrino?
Non mi sembra il caso di rimproverare il mister. Lui ha lavorato più di 15 ore al giorno in ritiro, ha lavorato tanto, le prime partite sono state difficili e la fortuna non lo ha aiutato, sono comunque soddisfatto del suo lavoro, e lo ringrazio. Torna come responsabile del settore giovanile, una persona su cui crediamo.
Quanta delusione ha per queste prime giornate?
La delusione è grandissima, ma allo stesso tempo la voglia di tirarci fuori da questa situazione è ancora più grande. E’ un campionato lungo, sono sicuro dei miei calciatori e della scelta del mister, dobbiamo fare punti e con le prime vittorie acquisiremo sicurezza.
Che pubblico si aspetta sabato?
Il pubblico deve starci vicino e insieme supereremo questo momento.
Leto sarà multato per il gesto di sabato scorso?
Non sarà multato. In un momento di rabbia è un gesto che giustifico, multeremo i giocatori se non si impegnano, se non si rispettano le regole e gli orari.
La scelta del mister è una sua scelta o concordata col presidente?
Siamo in una società e le decisioni le prendiamo tutti insieme. Una scelta condivisa.
Cosa l’ha convinto l’uno dell’altro?
Ho visto in lui una grande forza, la voglia di fare bene, di vincere e di venire a lavorare qui in un momento difficile. Ci conosceremo di giornata in giornata, gli daremo tutti gli strumenti di cui ha bisogno perché questa squadra torni a vincere e arrivare in serie A.