Fa male constatare che nel Paese che ha dato i natali a Dante, Michelangelo, Leonardo e Caravaggio, l’investimento medio che i Comuni più grandi destinano alla cultura si aggira intorno ai 53 euro a cittadino. A denunciarlo il sito Openpolis.it, che ha puntato l’indice contro i tagli draconiani perpetuati ai danni di quello che dovrebbe essere il settore portante della nostra economia: la cultura appunto.
Più nel dettaglio, tra i 15 Comuni più popolosi dello Stivale, il 93% investe meno di 100 euro a cittadino per la cultura. I dati, relativi al 2012, riconoscono a Firenze il primato assoluto, con un investimento superiore ai 114 euro. A seguire Trieste, con 89,76 euro; Venezia, con 83,83 euro; Milano, con 78,23 euro; Verona, con 72,2 euro e Bologna con 68,71 euro.
Solo a metà classifica troviamo la Capitale, con un investimento stimato intorno ai 68 euro, mentre a posizionarsi nelle retrovie sono tutte città del Sud con Messina fanalino di coda, che nel 2012 ha scelto di sborsare solo 6,6 euro a cittadino per la cultura. Ma non hanno fatto molto meglio neanche Napoli (7,64 euro), Bari (11,69 euro), Palermo (15,81 euro) e Catania (17,51 euro).
Le stime rilevate da Openpolis confermano il trend negativo registrato nel 2011 da Eurostat che aveva riconosciuto nell’Italia il Paese europeo in cui si è scelto di economizzare di più alla voce cultura. Con una spesa pubblica stimata all’1,1%, contro la media europea del 2,2%. Il tutto nel Paese che custodisce il maggior numero di opere e siti d’arte del mondo e che ha scelto – in maniera paradossale e incomprensibile – di non puntare mai convintamente sulla valorizzazione del suo inestimabile patrimonio culturale. Un nonsense che fa amale al cuore e all’economia.