La riforma del lavoro che il governo Renzi sta tentando di far approvare (a suon di fiducia) in Parlamento ha già incassato un risultato: quello di segnare l’ennesima frattura tra i sindacati confederali. Dopo l’incontro flash di appena un’ora della scorsa settimana a Palazzo Chigi, mentre la Cigl ha confermato l’intenzione di scendere in piazza – insieme alla Fiom di Maurizio Landini – il prossimo 25 ottobre a Roma per dire no alle misure prospettate dal provvedimento, la Cisl trainata dalla neo segretaria Anna Maria Furlan ha, invece, deciso di sfilarsi dalla grande mobilitazione per dedicarsi a qualcos’altro.
Il giudizio che la Furlan ha dato del Jobs Act non è stato poi così tranchant e anzi, a conclusione del frettoloso incontro di martedì scorso nella Sala verde di Palazzo Chigi, la sindacalista ha voluto puntualizzare di aver apprezzato il “passo avanti” fatto (a suo avviso) dal governo verso la ripresa della concertazione. Un passo avanti che non ha, però, impedito alla Cisl di organizzare il “Jobs Day”, ovvero una grande manifestazione che si svolgerà il prossimo 18 ottobre, a livello territoriale, in cento città italiane.
“Incontreremo i lavoratori, i pensionati e soprattutto i giovani – ha spiegato la numero uno della Cisl – chiedendo loro di condividere le priorità che noi vogliamo indicare al Paese per la ripresa economica: sviluppo, lavoro, occupazione e dignità delle persone”. Non solo: la Furlan (che ha da poco preso il posto di Raffaele Bonanni alla guida del sindacato) ha segnato con un’altra affermazione la distanza dalla sua “collega” della Cgil, Susanna Camusso: “Ha ragione il governatore della Bce, Mario Draghi – ha detto – bisogna pensare a far assumere i lavoratori e non licenziare, come purtroppo sta accadendo a Terni e in tante altre aziende del nostro Paese”.
“Senza investimenti non si crea occupazione”, ha scandito Anna Maria Furlan; da qui il giudizio in sospeso sul Jobs Act: “E’ destinato a essere l’ennesima occasione perduta – ha vaticinato la sindacalista – senza uno slancio straordinario nella politica industriale che favorisca gli investimenti nel nostro Paese”.
Ma di cosa si parlerà nel corso del Jobs Day? Tra i temi messi al centro della discussione ci sono: il mantenimento dell’articolo 18 e il reintegro contro i licenziamenti discriminatori e disciplinari, il contratto a tutele crescenti (considerato uno dei punti forti del provvedimento governativo), l’estensione degli ammortizzatori sociali, la riduzione della pressione fiscale per lavoratori e pensionati, una nuova politica industriale, l’efficientamento delle infrastrutture e i minori costi sull’energia, una maggiore partecipazione dei lavoratori nelle scelte aziendali, l’età pensionabile flessibile e, infine, la lotta all’evasione fiscale, alla corruzione e agli sprechi della Pubblica amministrazione.