L’adesione dei dipendenti Natuzzi allo sciopero di 4 ore indetto ieri in molti stabilimenti del gruppo (dislocati tra la Puglia e la Basilicata) sarebbe stata particolarmente alta. A comunicarlo è stata la Feneal Uil secondo cui ben il 90-95% degli operai e circa il 50% degli amministrativi avrebbero scelto di incrociare le braccia per dire no alla proroga della cassa integrazione straordinaria prospettata dall’azienda.
Una proroga a cui si oppongono con forza anche i sindacati che prevedono tempi di concessione troppo lunghi (almeno 6 mesi) durante i quali i lavoratori dell’azienda specializzata nella produzione e vendita di divani e poltrone rischiano di non percepire nulla. A ingaggiare un vero e proprio “braccio di ferro” con la Natuzzi è stato il segretario nazionale della Uil, Luigi Angeletti: “Quando la Natuzzi, come tante altre industrie, faticano a sopravvivere – ha detto – lo fanno perché in Italia non investono. Non è vero che tutti gli imprenditori sono uguali: ci sono quelli bravi, che investono, ci sono quelli meno bravi, che non sanno fare, e poi ci sono anche i farabutti”. “La crisi non è questione di latitudine – ha rincarato la dose il sindacalista – perché a pochi chilometri di distanza dalla Natuzzi, ci sono imprese che vanno bene, e vanno bene perché si è investito in innovazione del prodotto, in tecnologia, in formazione professionale”.
Un attacco durissimo a cui il gruppo ha replicato con tempismo: “Natuzzi, negli ultimi 12 anni, ha investito 550 milioni di euro in difesa del made in Italy, puntando sull’innovazione di prodotto e di processo, sulla riqualificazione delle fabbriche italiane, sul proprio brand, sull’apertura di oltre 600 punti vendita nel mondo. Tutto ciò – ha precisato l’azienda – è avvenuto mentre le imprese del settore legno-arredo in Italia, dal 2007 al 2013, hanno visto quasi dimezzare il proprio giro d’affari”. Buona parte della responsabilità della crisi, che ha costretto i vertici a ricorrere agli ammortizzatori sociali – è la tesi sostenuta dalla Natuzzi – è da attribuire all‘economia sommersa che ha eroso importanti quote di mercato vanificando gli sforzi fatti dalle aziende oneste. “Spiace constatare – ha concluso il gruppo – che un leader nazionale come il segretario generale della Uil sia così male informato e ignori tutti gli sforzi fatti da Pasquale Natuzzi, un imprenditore che ha sempre difeso il made in Italy, diventandone uno dei più rappresentativi ambasciatori nel mondo”.
Le posizioni tra i sindacati e l’azienda appaiono, insomma, quanto mai distanti. Le discussioni, che si sono aperte un anno fa, non hanno fin qui prodotto grandi risultati. Qualche speranza è rimessa nel tavolo convocato lunedì prossimo alla Regione Puglia dove, alla presenza dell’assessore al Lavoro, Leo Caroli, si tenterà di smorzare le tensioni tra le parti. A beneficio degli oltre 1.500 lavoratori per i quali si profilano scenari incerti.