Se l’Italia annaspa, il Sud affonda: è questa l’estrema sintesi della fotografia scattata dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno) che ha presentato ieri i risultati dell’ultimo Rapporto economico delle regioni meridionali relativi al 2013.
Una sequela impressionante di segni meno e di statistiche che confermano il perdurare di una crisi non solo economica, ma anche sociale che espone il Sud al rischio della “desertificazione”. Nel 2013, infatti, a emigrare dalle regione meridionali dell’Italia sono stati in 116 mila e il numero delle persone decedute ha superato quello dei nati che sono stati solo 177 mila (il valore più basso mai registrato dal 1861). Per non parlare del tasso di povertà che, stando ai calcoli della Svimez, interessa 1 milione e 14 mila famiglie del Sud (il 12,5% del totale e il 40% in più rispetto all’anno precedente).
Andando ai dati più specificamente economici: nel 2013, il Pil del Sud è crollato del 3,5%, con risultati particolarmente allarmanti in Basilicata dove si è registrato un -6,1% (la stima più bassa a livello nazionale), in Puglia (-5,6%) e in Calabria (-5%). Quanto al Pil pro capite, la cifra media (sempre riferita al Mezzogiorno del Paese) si è aggirata intorno ai 16.880 euro, contro gli oltre 25 mila euro rilevati nel resto d’Italia. E se l’Abruzzo è la regione del Sud con gli abitanti più “ricchi” (con un reddito pro capite superiore ai 21.800 euro), è invece la Calabria quella più povera, con un Pil per abitante che non raggiunge i 16 mila euro. Un “abisso” incolmabile rispetto ai 34.442 euro prodotti, invece, dal valdostano medio.
Ad andare giù sono stati anche i consumi che nel 2013 sono scesi, al Sud, del 2,4%. Ma se si prende in considerazione un arco di tempo più ampio – che va dal 2009 al 2013 – i risultati si fanno ancora più preoccupanti e segnano un calo del 13% che ha interessato sia la spesa alimentare (-14,6%) sia il vestiario e le calzature (-23,7%) sia la cura della persona e le spese per l’istruzione (-16,2%). Male anche l‘industria che, secondo il Rapporto della Svimez, negli ultimi 5 anni, ha perso il 53% degli investimenti e il 20% dei suoi addetti e che, a causa del calo della domanda interna ed esterna, solo nel 2013, ha subito una flessione del 6,5%.
Un discorso a parte merita, infine, l’occupazione che, al Sud più che altrove, rappresenta un problema di dimensioni ciclopiche. Nell’anno preso in esame dal Rapporto, il numero degli occupati si è fermato ai 5,8 milioni (il valore più basso dal 1977), mentre il tasso di disoccupazione corretto (che tiene, cioè, conto anche di coloro che non dichiarano di cercare un lavoro) sarebbe del 31,5%. E a soffrire maggiormente sono i giovani, il cui tasso di disoccupazione ha superato il 35,5%, che impiegano mediamente 7 anni in più, rispetto ai loro coetanei del Nord, a trovare un lavoro.
Una situazione talmente compromessa da scoraggiare chiunque. Ma non la Svimez che ha tentato di illustrare (sulla carta) il suo progetto di rilancio che prevede investimenti strategici e progettazioni a lungo termine capaci di andare oltre la logica del risanamento dei conti e di puntare, piuttosto, su strumenti di fiscalità di compensazione e su una politica industriale specificamente “meridionalista”.
Perché la ripresa del Sud deve passare, secondo la Svimez, attraverso 4 direttrici che sono la “rigenerazione urbana” (da realizzare con nuovi investimenti infrastrutturali, ma anche con il recupero e la bonifica di aree dismesse e l’istituzione di “zone fiscalmente franche” capaci di attrarre capitali); l’intervento mirato sulle “aree interne” che rappresentano un patrimonio territoriale di altissima valenza; la “logistica”, intesa come ottimizzazione della posizione strategica attraverso la creazione di filiere territoriali capaci di agevolare il trasporto delle merci destinate all’esportazione; e l’“industria culturale” che non deve solo puntare (come è ovvio che sia) sulle inestimabili bellezze paesaggistiche e architettoniche, ma anche sul vasto patrimonio enogastronomico e folcloristico che celebra l’unicità del Meridione d’Italia.