Passi che le aziende chiudano perché, in tempi di perdurante crisi come questi, le commesse diminuiscono costringendo gli imprenditori a fare scelte dolorose, ma quando una realtà come l’Isfol – l’istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori – al quale il lavoro, per l’appunto, non manca rischia di essere smantellata, allora la faccenda si complica. E finisce per esasperare gli animi degli oltre 250 dipendenti che ne chiedono conto al governo Renzi.
La protesta si è svolta nel pomeriggio di ieri davanti alla sede del Pd dove era in corso la direzione del partito. Ad animarla i precari dell’istituto di ricerca (sottoposto alla vigilanza del ministero del Lavoro) che hanno individuato nel Jobs Act il “guasto” da correggere. Nel chiacchierato provvedimento, stando a quanto riferito dai ricercatori Isfol, è stata infatti annunciata la creazione di una nuova agenzia – dall’acronimo amaramente ironico: Ano-Agenzia nazionale dell’occupazione – attraverso il riordino degli enti già esistenti. Detta in soldoni: l’Isfol rischia concretamente di chiudere i battenti. E senza che sia stato dato preavviso alcuno ai lavoratori: “Ad oggi – hanno detto – non sappiamo se firmeremo la proroga di contratto di un anno”.
Una situazione che rischia di precipitare in tempi strettissimi perché, come temono molti ricercatori, la fine dell’anno potrebbe segnare per loro l’inizio di un periodo di inspiegabile incertezza. “Siamo 252 precari che, dopo anni di contratti continuativi a tempo determinato, non sanno che prospettive avranno – vanno ripetendo i lavoratori in protesta – Col paradosso che i fondi ci sono e le attività vanno fatte”.