Dimmi in che Paesi abiti e ti dirò quanto sei corrotto. La ventesima edizione del “Corruption Perception Index” (l’indagine che misura il livello di “cedevolezza etica” dei vari Stati) ha tracciato la nuova mappa mondiale della corruzione. Tra conferme e cambiamenti più o meno sorprendenti.
Partiamo dall’alto: a primeggiare nella classifica stillata da Trasparency International è la Danimarca che, con un punteggio di 92 su 100, è il Paese più virtuoso (ovvero meno corrotto) del 2014. A tallonarla la Nuova Zelanda (91) e la Finlandia (89), seguita dalla Svezia (87) e dalla Norvegia e la Svizzera (entrambi a 86). Ottimi posizionamenti anche per il Singapore (84) e l’Olanda (83), seguita a ruota dal Lussemburgo (82), dal Canada (81) e dall’Australia (80).
Fuori dalla top ten, al 12° posto si classifica la Germania (con un punteggio di 79), che fa meglio dell’Inghilterra (78) e della Francia, precipitata al 26° posto con un punteggio di 69.
E l’Italia? Il Bel Paese conferma il posizionamento dello scorso anno: 69° su 174 (ultimo tra gli Stati Ue), con un punteggio di 43 che ci accomuna a Paesi come la Romania, il Brasile, la Bulgaria, la Grecia, il Senegal e il Regno dello Swaziland, nell’Africa del Sud.
“Il CPI 2014 – ha commentato Virginio Carnevali, presidente di Trasparency International Italia – evidenzia come il nostro Paese non sia ancora riuscito a intraprendere la strada giusta per il suo riscatto etico. Non possiamo restare fermi a guardare ancora per molto, mentre altri Paesi fanno progressi: come cittadini possiamo e dobbiamo essere parte attiva nella lotta contro la corruzione”.
Da qui l’idea di dare vita a un servizio di “Allerta anticorruzione- Alac” che permetta agli utenti italiani di segnalare casi sospetti in totale sicurezza, ossia mantenendo il proprio anonimato. Secondo i dati forniti dal Barometro Globale della Corruzione, infatti, nel 2013, solo il 56% degli italiani si è detto disposto a denunciare un episodio di corruzione, contro la media globale del 69%. Un’attitudine a rimanere in silenzio legata alla paura, alla sfiducia e alla triste convinzione che nulla possa cambiare.