L’immagine usata dal Censis per fotografare la situazione sociale dell’Italia in questo problematico 2014 è quanto mai efficace: “L’attuale realtà italiana – si legge nella nota a commento del 48° Rapporto presentato ieri – si può definire come una ‘società delle sette giare’, cioè di contenitori caratterizzati da una ricca potenza interna, ma senza processi esterni di scambio e dialettica”.
Una definizione che, secondo gli esperti del Censis, si adatta bene alle sette voci compulsate nel documento e che restituisce l’immagine di un popolo solo, votato all’individualismo. Ma andiamo con ordine: si parte dai poteri sovranazionali (come la finanza internazionale e le autorità comunitarie) che, stando a quanto certificato nel Rapporto, ci sovrastano senza “innervare una reale dialettica con le realtà nazionali”. Si continua con la politica nazionale che, innestandosi su un vuoto di decisionalità che si era manifestato negli ultimi tempi, è riuscita a ottenere quest’anno una “empatia consensuale” che rischia, pero, di risultare inefficace, a causa della perdita di sovranità verso l’alto e della scarsa incidenza sulla realtà del basso. “La politica – si legge nel comunicato stampa del Censis- rischia di restare confinata al gioco della sola politica”.
Non va meglio alla “giara” delle istituzioni che “sobolle in piena inefficacia collettiva”, tra rimpalli di responsabilità che sviliscono i cittadini. Ma il corposo documento del Censis ha rivolto la sua lente anche verso le cosiddette minoranze vitali, ovvero quei medi e piccoli imprenditori che lottano per fare export (mostrandosi ambiziosi e competitivi), ma non tendono a fare gruppo. “I vari protagonisti si sentono poco assistiti dal sistema pubblico – denuncia il Censis – così aumenta il loro congenito individualismo e si riducono le loro appartenenze associative e di rappresentanza”.
E la gente nel quotidiano? “È un altro mondo che vive di se stesso”, si legge nel comunicato stampa. Gli italiani sembrano, infatti, ormai impegnati a rivendicare solo piccoli diritti individuali, segnando uno scarto fortissimo con le grandi battaglie collettive degli anni ’70. Una vocazione al soggettivismo che chiama in causa anche la sesta “giara” analizzata dal Censis, quella del sommerso. “C’è una recrudescenza della propensione di tutti a nascondersi, proteggersi e sommergersi – si legge nella nota – che riguarda l’occupazione, la formazione del reddito, la propensione al risparmio. Il mondo del sommerso rinforza l’estraneità alle generali politiche di sistema”.
E per concludere i media che, stando al giudizio degli esperti che hanno compilato il Rapporto, tendono ossessivamente a creare l’evento scollandosi irresponsabilmente dalla rappresentazione fedele della realtà. Non solo: “I media digitali personali rispondono sempre più alla tendenza dei singoli alla introflessione – è l’allarme lanciato dal Censis – La pratica diffusa del selfie è l’evidenza fenomenologica della concezione dei media come specchi introflessi piuttosto che strumenti attraverso i quali scoprire il mondo e relazionarsi con esso”.